Padre Slavko Barbarić

Padre Slavko Barbarić

p. slavko

(Dal libro “Vivere con il cuore”, di Padre Marinko Šakota, Medjugorje 2006, pp. 145-150)

Padre Slavko era maestro con tutto il suo essere, le parole ed il silenzio, l’azione e la preghiera. Il vero maestro della vita spirituale, solitamente, non si presenta come maestro. Egli non desidera insegnare, non si impone, né discute, né cerca di convincere. Egli vive in modo tale che gli altri imparino dal suo esempio. Molti hanno riconosciuto in padre Slavko un maestro spirituale anche quando non pronunciava una sola parola, perché era la sua vita a parlare ed a fare da orientamento. Chi l’ha scoperto e compreso, era felice delle tante e preziose lezioni sulla vita e sulla crescita spirituale. Padre Slavko poteva dare perché, grazie all’apertura spirituale, era pronto a ricevere. Dal suo esempio si poteva continuamente imparare, perché egli stesso era impegnato costantemente ad apprendere. Viveva incessantemente le parole di san Francesco: “Fratelli, iniziamo dall’inizio, poiché sinora abbiamo fatto ben poco”.

Tanti hanno imparato a pregare da lui, che dedicava tanto tempo alla preghiera, ispirati dal suo modo di pregare. Per lui, pregare era normale, come mangiare o lavorare, perché la vita spirituale ha regole simili alla vita fisica. La vita spirituale è minacciata se non la si nutre con la preghiera quotidiana, se non la si purifica mediante la confessione e non la si arricchisce con la santa Messa. Al contrario, avremmo la povertà spirituale ed il deserto spirituale. La preghiera era, per lui, “l’esistenza con Dio nell’amore”. Per questo motivo, il cristiano non può limitarsi alla preghiera come richiesta per sé di qualcosa di Dio. La preghiera non può diventare pronto soccorso per sé, ma, in primo luogo, deve essere tesa a cercare Dio. Se il cristiano non prega per Dio, e se Dio non è al primo posto nei suoi desideri, allora può accadere che la sua preghiera sia atea, che sia recitata senza Dio.

Vista dal monte(Medjugorje - Vista dal Monte Kriševac)

M’interessava il modo di pregare di padre Slavko. Lo faceva servendosi delle preghiere preformulate o spontaneamente, o forse il suo stile era più contemplativo? Desideravo far mio il modo di pregare di un uomo che ritenevo essere un vero maestro di preghiera. Padre Slavko, tuttavia, non mi ha dato la risposta che mi aspettavo, non volendo impormi il suo modello, ma mi ha indicato una direzione: “Ognuno ha il suo modo di pregare. Io ho il mio, e tu scopri il tuo”. Evidentemente intendeva dire che ogni uomo è diverso, e che quindi ognuno deve trovare la propria via di preghiera. Per lui la cosa più importante non era quale preghiera si scegliesse, ma che si pregasse e che si fosse assidui nella preghiera. Riteneva che chiunque avrebbe scoperto, con il tempo, il modo più consono di pregare. Non dedicava molta attenzione neanche al tema della più conveniente postura da assumere durante la preghiera, se genuflessi o seduti, oppure alle questioni come il comunicarsi accogliendo il Corpo di Cristo con la bocca o sulle mani, dando a ciascuno piena libertà di decidere. Non si può dire che questi comportamenti esteriori fossero per lui irrilevanti, perché la postura del corpo può e deve incidere sull’atteggiamento interiore e sui processi interiori che si sviluppano durante la preghiera. Tuttavia, padre Slavko nel corso dei seminari e delle adorazioni, sottolineava come fosse necessario che ciascuno trovasse l’atteggiamento di preghiera più conveniente per lui. Le sue preghiere erano intrise di semplicità, avvolte da una devozione e da un calore infantili, e colme di una profondità di contenuti. Pregava con il cuore, cosa che attraeva la gente, ed il suo modo di pregare non lasciava nessuno indifferente.

Dall’esempio di padre Slavko si poteva imparare che la preghiera non va mai da sola, ma che è necessario anche l’impegno. Forse l’uomo prega più facilmente e più fervidamente quando si trova in certe particolari circostanze della vita, ma la preghiera non può limitarsi soltanto a situazioni particolarmente difficili, perché, come esiste il cibo quotidiano per il corpo, così dovrebbe esistere il cibo per l’anima. Come si dedica un determinato lasso di tempo all’alimentazione del corpo, si dovrebbe fare altrettanto per l’alimentazione spirituale. Tanti cristiani, però, hanno dimenticato la preghiera, praticandola sempre di meno. Trascurano la preghiera ed adducono la scusa di non avere tempo per il troppo lavoro. Padre Slavko non era affatto d’accordo con questa giustificazione. Egli individuava le cause, invece, nel dare troppo tempo ed importanza all’avere, così come alla mancanza di amore verso Dio ed alla scarsa necessità di pregare. “Chi ama Dio troverà il tempo e sarà con lui; chi non lo ama, troverà sempre qualcosa di più importante e di urgente e non avrà tempo per incontrarsi con Dio”.

Padre Slavko non si limitava a registrare il problema e a cercarne le cause, ma dava anche consigli concreti sulla preghiera. Secondo lui, l’uomo che aveva i problemi di cui si è detto, ed in generale ogni uomo, avrebbe dovuto iscriversi alla scuola della preghiera. E per frequentarla, è necessario sapere che la preghiera è incontro e colloquio. Per l’incontro occorre avere tempo disponibile, e per colloquiare occorre sapere la lingua. La preghiera, quale colloquio con Dio, “ha un suo lessico, una sua grammatica, i suoi contenuti, che richiedono tanto esercizio, come ogni altra lingua”.

padre marinko(Padre Marinko Šakota)

Se un cristiano frequenta questa scuola di preghiera, egli attiverà in sé i meccanismi della crescita del seme divino che Dio ha gettato nel cuore dell’uomo, e dall’uomo dipende se crescerà e darà i frutti o si atrofizzerà. “E quando l’uomo sa che si tratta del seme dell’amore piantato nel giardino della sua vita e che può crescere, allora non si affaticherà nel tentativo che il suo amore cresca. Questo suo tentativo è, tuttavia, soltanto un cooperare con l’amore divino, al quale si devono il seme e la crescita dell’amore nell’uomo”.

Padre Slavko potremmo chiamarlo maestro del cuore, perché il posto centrale nelle sue prediche, nei suoi discorsi e nei suoi scritti è occupato dal cuore. Quasi tutti i suoi libri, nel titolo, contengono questa parola: Pregate con il cuore, Adorate mio figlio con il cuore, Celebrate la messa con il cuore, Dammi il tuo cuore ferito, Perle del cuore ferito, Seguimi con il cuore, Pregate insieme con i cuori gioiosi, Digiunate con il cuore. Tutti parlano del cuore umano e tutti sono convincenti ed utili, perché in essi si rispecchia il suo proprio cuore, la sua crescita, le domande che si poneva e le risposte che si dava. Tutto ciò che faceva, lo faceva con il cuore, e tutti questi libri sono opera del suo cuore. Per lui il concetto di cuore ha il medesimo significato del concetto di amore. “Fare qualcosa con il cuore, non significa niente altro se non fare qualcosa con amore. Fare con dedizione, con dignità, con raccoglimento. Ed anche pregare e glorificare il Signore con il cuore vuol dire farlo con amore. Il che vuol dire senza alcuna costrizione: volentieri”.

Pregare con il cuore non significa pregare sempre con sentimenti grandi e sublimi, ma essere determinato a pregare. Per spiegare questo concetto, padre Slavko cita l’esempio del bambino che, nonostante le difficoltà di apprendimento, va a scuola volentieri. Qualche altro bambino potrebbe anche essere un genio, che studia senza difficoltà e sforzi particolari, ma non va a scuola con il cuore, se ogni mattina ed ogni sera crea problemi ai propri genitori chiedendo insistentemente perché debba andare a scuola.

Ci sono persone che giustificano il loro non andare a Messa ed il loro non praticare una vita cristiana indicando il modo di vivere di certi cristiani che a Messa ci vanno, ma rimangono inalterati ed infruttuosi. La causa dell’infertilità nella vita dei cristiani criticati, sottolineava padre Slavko, non occorre cercarla nella santa Messa e nella Parola di Dio, ma nei loro cuori, che egli paragona ad un campo: “Chiunque lavori la terra, conosce un fatto per esperienza vissuta: è inutile avere un seme divino, se non prepari la terra come dovresti. È inutile tutto quello che fai, se le radici dell’erbaccia non le estirpi completamente”. Determinarsi volentieri alla preghiera è, dunque, il primo passo verso una preghiera con il cuore. È poi necessario dedicare sufficiente tempo alla preghiera, perché essa è incontro con Dio, al quale, come a tutti gli incontri, occorre dedicare del tempo. Aprire il cuore alla volontà divina è un momento particolarmente importante, come per Maria, la quale dice: “Eccomi al tuo servizio, o Signore, sia fatta la tua volontà”. In questo modo, l’orante, dal canto suo, pone le premesse per l’incontro, ed evita di dettare delle condizioni a Dio. È così che inizia la preghiera fatta con il cuore. Per il resto, occorre affidarsi a Dio ed alla sua iniziativa. Padre Slavko, come maestro spirituale, ha lo specifico merito di avere dato alla spiritualità di Medjugorje una struttura riconoscibile. Il suo tipo di spiritualità non era lasciato in balia dei sentimenti, ma era eccome ponderato e preparato, razionale, sensato, comprensibile a chiunque. D’altro canto, tuttavia, era pieno di calore e di cuore. Con questo genere di spiritualità, padre Slavko, con una grande sensibilità, cercava di avvicinarsi alla natura, al carattere ed alla realtà della vita dell’uomo moderno, per condurlo verso le strade della crescita spirituale”.

Fonte: Francesco Gastone Silletta – La Casa di Miriam Torino

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