S. Ciriaco e la liberazione di Artemia, la figlia di Diocleziano posseduta

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“Circola Voce” – Edizioni La Casa di Miriam – € 1,90
 

“Non me ne andrò da questa persona se non viene a cacciarmi quel Ciriaco” – disse Satana per bocca di Artemia, la figlia dell’imperatore Diocelaziano, proprio nel cuore della spietata persecuzione che l’imperatore (tristemente noto proprio per quanto operò contro i cristiani) stava mettendo in atto in particolar modo a Roma, nel contesto della costruzione delle Terme cui venne appunto imposto il suo stesso nome.

Chi era dunque questo Ciriaco? Premesso che la tradizione cristiana conosce molti martiri aventi questo medesimo nome, il presente personaggio era un diacono, nominato tale da papa Marcello (morto nel 309), in un primo tempo destinato al sostegno spirituale dei cristiani condannati ai lavori forzati presso le Terme, ma a sua volta imprigionato e destinato al medesimo trattamento da parte dell’autorità imperiale.

Ora, fu proprio Diocleziano a scongiurare il diacono Ciriaco di poter sovvenire alle necessità della figlia posseduta, la cui condizione assumeva un’epifania ormai pubblica ed umiliante.

Artemia, figlia di Diocelaziano, venne così ipso-facto liberata dalla preghiera di Ciriaco su di lei e dopo aver ammesso di aver visto Satana uscirle di dosso, volle essere battezzata. Anche Serena, moglie dello spietato imperatore, volle a sua volta ricevere il battesimo e molto si operò affinché il marito ponesse fine alle persecuzioni contro i cristiani.

In verità Diocleziano non esistò a manifestarsi riconoscente verso Ciriaco per il beneficio operato a sua figlia e gli mise a disposizione addirittura una casa, lasciandolo evidentemente tranquillo rispetto alla condizione di persecuzione in atto.

Pur tuttavia l’imperatore non ritirò la propria ostentata indisposizione verso la cristianità in crescita nel suo Impero e mantenne viva la persecuzione contro di loro, anche se, forse proprio per l’inesausta mediazione di Serena, venne ad abdicare in favore di Massimiano, che divenne suo successore nel 305.

Questi non mantenne affattatto una relazione di rispetto tanto nei confronti di Ciriaco quanto in quelli dei suoi due compagni, Largo e Smaragdo, ma anzi li fece nuovamente imprigionare e poi condannare a morte, per decapitazione.

Della storia di questo santo, non troppo conosciuto nella coscienza cristiana comune, rimane non solo la santità di vita, lo zelo e la forza del suo credo e la carità esercitata verso i suoi fratelli, ma proprio questo specifico carisma di liberazione dei posseduti dal demonio, come attesta un’altra liberazione prodigiosa operata dal santo a Giova, figlia del re di Persia, Sapore. Si narra che questi volle ricompensare con ricchezze Ciriaco per il prodigio compiuto, ma quegli non solo rifiutò, ma dopo 45 giorni di digiuno volle ritornare a Roma.

In modo particolare, uno tra i più conosciuti scrittori di spiritualità cristiana contemporanei, Anselm Grun, evoca proprio la figura di san Ciriaco quale prodigioso aiuto in riferimento a determinate manie, fissazioni ed ossessioni che spesso attanagliano lo spirito umano e ne impediscono una libera e fruttuosa disposizione.

A nostra volta suggeriamo l’invocazione di questo santo in situazioni di “ordinario” travaglio psicologico e spirituale: lavaggi continui delle mani, voci interiori rispetto alle quali ci si senta sottomessi, ossessioni rispetto al compiere una determinata azione, anche banale, come il dover toccare un determinato oggetto (altrimenti si crede che accada qualcosa di brutto), eccetera.

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