“Una paternità materno-filiale”

“Una paternità materno-filiale” – dal libro “Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione” – di Francesco G. Silletta – Copyright Edizioni La Casa di Miriam – Distribuzione Proliber – Nelle librerie di settore
 
 
“Osserviamo tre elementi emblematici con cui, nel testo, viene contraddistinto il personaggio del Discepolo Amato (di seguito, DA) rispetto a tutti gli altri personaggi del QV :
 
1. Fra tutti i discepoli di Gesù, uno viene descritto in una singolare e più intima relazione con il Maestro; costui viene identificato come “proprio quel” discepolo che Gesù amava (ὃν ἠγάπα ὁ Ἰησοῦς)
 
2. A questo singolare discepolo, “proprio” a lui, Gesù crocifisso consegna sua madre nell’ordine di una reciprocità di relazione materno-filiale. Ciò viene inteso dal DA nella prospettiva dell’acquisizione di un dono da accogliere nella propria intimità (ἔλαβεν ὁ μαθητὴς αὐτὴν εἰς τὰ ἴδια, 19,27b)
 
3. Ancora, è “proprio” a questo discepolo che Gesù affida il compito di “permanere” sino al suo glorioso ritorno, attraverso la composizione del Vangelo (21,22).
 
Nella prospettiva donale con la quale Gesù manifesta il suo amore per questo discepolo, esiste a nostro avviso una progressività pedagogica avente il proprio climax nel dono materno-filiale. A riguardo, onde evitare un pressapochismo simbolico, dobbiamo integrare questa consegna della madre entro un orizzonte storico. Ora, al momento della consegna materno-filiale sotto la croce (19,25-27), il DA, che alla luce di 21,2 abbiamo identificato con l’Apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo, aveva già una madre terrena (cfr. Mt 20,20), verosimilmente Salome (cfr. Mt 27,56; Mc 15,40) , presente anch’ella sotto la croce accanto a Maria. Il senso della consegna materno-filiale istituita da Gesù va allora colto nella profondità di questo particolare: il DA è chiamato ad assumere una nuova identità filiale, subordinando ad essa la sua stessa relazione con la madre terrena. Si tratta a nostro avviso del momento più importante in seno al dinamismo di comprensione del DA e che per questo consideriamo come un punto-vetta in seno alla migrazione di questo personaggio. Il DA, infatti, per amore di quel Gesù che ora ocularmente vede crocifisso ed il cui amore ha conosciuto sino all’estremo (13,1) della sua possibilità di manifestazione, viene da lui chiamato ad assumere “nella propria intimità” (εἰς τὰ ἴδια, 19,27b) un nuovo modello di interpretazione del mistero di Gesù, attraverso il quale gli sarà possibile pervenire ad un’ulteriore ed ancor più intima relazione amorosa con lui. Questo modello è
proprio Maria, la madre di Gesù. L’atto di abbandono filiale a Maria, nonostante la maternità terrena ancora vivente, costituisce per il DA l’ingresso fiduciale in una nuova economia sapienziale, dal momento che egli, attraverso l’instaurazione di questa così profonda relazione con la madre di Gesù, beneficia di tutto il patrimonio sapienziale, in ordine a Gesù, che ella possiede in se stessa. L’esperienza di Cana (2,1ss) ha già rivelato a questo discepolo l’ordine sapienziale di Maria, la cui confidenza con il Maestro è tale da anticipare la sua manifestazione gloriosa (2,11). Donandosi a Maria come un figlio, alla luce del valore inestimabile che la filiazione possiede per Gesù, questo personaggio viene perciò immensamente arricchito del dono materno fatto da Dio all’uomo attraverso di lei. L’accoglienza di Maria nella propria intimità costituisce quindi per questo discepolo l’illuminazione fondamentale in riferimento alla comprensione del mistero di Gesù, drammaticamente messa alla prova dall’evento struggente della sua crocifissione. Proprio perché particolarmente “amato”, questo discepolo viene chiamato ad una conformazione perfetta al suo modello esistenziale di riferimento, l’umanità del Maestro, attraverso il suo specchio vivente più esplicito e a lui conforme, cioè l’umanità della madre. Da qui derivano a nostro avviso la leggerezza nella corsa (cfr. 20,4), la profondità intuitiva (20,8) e la memoria della parola di Risurrezione (21,7) che caratterizzano questo personaggio rispetto al consorzio discepolare.
In questa prospettiva, affermiamo che Maria conosce una ben scarsa considerazione da parte di alcuni studiosi in merito al suo ruolo di “madre” del DA come uomo storico […]”
 
“Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione” – di Francesco G. Silletta – Copyright Edizioni La Casa di Miriam – Distribuzione Proliber – Nelle librerie di settore
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