L’opposizione polare per una Weltanschauung cristiana

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L’opposizione polare per una Weltanschauung cristiana: il soggetto in Cristo

          La teoria degli opposti non riguarda il Cristianesimo in quanto tale. L’applicazione di quella che per Guardini è costitutivamente una realtà dell’umano, cioè l’esistenza polare, non va arbitrariamente applicata alla dimensione dell’essenza cristiana, confondendo l’ambito degli opposti polari con quello enantiologico dei fenomeni, ponendo quindi la stessa opposizione polare su di un livello che non le è proprio. Così concepita, infatti, la teoria degli opposti sarebbe una mera “complexio oppositorum” che riguarderebbe qualsiasi istanza del reale, persino quella del Cristianesimo cattolico[1] in quanto tale.

          L’osservazione sull’esistenza di polarità opposte, invece, riguarda qui il soggetto credente, la sua dimensione esistenziale, e non l’oggetto (seppur personale, cioè Cristo) del suo credo. Inoltre, tale riconosciuta polarità oppositiva nel soggetto va distinta, come Guardini più volte fa, da altri fenomeni “contraddittori” che spesso vengono confusi con opposizioni polari, come ad esempio “amore/odio”, “bene/male”, “caldo/freddo”: per Guardini,  “gli opposti non sono contraddittori. Bene e male sono contraddizioni; così vuoto e pieno; chiaro e oscuro; sì e no. Voler congiungere coppie di tale genere sarebbe impurità spirituale[2]. La stessa idea di divino e quella di demoniaco, così malintese, verrebbero ad essere identificate in termini di opposizione polare anziché in quelli di contraddizione. Come precisa l’autore italo-tedesco, invece, “questa è l’opposizione: che due momenti, ciascuno dei quali sta in se stesso inconfondibile, inderivabile, inamovibile, sono tuttavia indissolubilmente legati l’un l’altro; si possono anzi pensare solo l’uno per mezzo dell’altro[3].

          Posta al vaglio della teoria dell’opposizione polare, la stessa vita umana ne uscirà essenzialmente amplificata in termini di significato. Essa risulterà, ad esempio, al contempo fatta di pienezza e di forma, di attività e di stasi, senza dover ricorrere al vicolo cieco dell’incomprensibilità contraddittoria o al confine invalicabile del non-senso logico. Così compreso, il vivente può allora essere collocato sul piano del “religioso”, prendendo qui questo termine come il momento della sua esperienza di incontro con l’istanza a sé trascendente, ovvero, nel concreto guardiniano, l’incontro con Cristo, “il momento in cui l’essere di Cristo si attua nella personalità del cristiano, cioè l’immagine dell’uomo che accoglie il messaggio con fede e fiducia[4]. L’importanza dell’idea degli opposti, pertanto, nella misura in cui dischiude l’ontologia del concreto vivente, permette all’uomo di poter “guardare” il mondo in cui egli stesso vive in una prospettiva nuova, limpida e chiara, in un modo appunto “suo proprio: comemondo’, voglio dire in un’interezza in sé conclusa[5]. E’ lo sguardo peculiare della Weltanschauung guardiniana, ovvero di “un movimento conoscitivo orientato, in un modo del tutto speciale, alla totalità delle cose, a ciò cheha carattere di mondo’ (Das Welthafte) nella realtà data… esso riguarda in modo particolare la concreta, irripetibile unicità di questo mondo, un atteggiarsi definito di fronte alla realtà che sta intorno a noi[6].

          Parlare in termini generici di Weltanschauung, tuttavia, non è lo stesso che riferirsi ad una “Weltanschauung cattolica[7]. Per giungere a tale specifica differenza, occorre preliminarmente sottolineare come, in quanto volta all’osservazione della totalità, seppur non attraverso la sintesi dei particolari, la Weltanschauung mira all’“unità ultima in cui la totalità singola e la totalità generale sono rapportate l’una all’altra e date in concomitanza. In questo consiste il carattere di mondodell’essere[8]; essa oltrepassa la metafisica, laddove quest’ultima si limita all’essenza delle cose in termini di universalità, e “non le importa se essa si realizza in una cosa concreta oppure no[9].

          Ora, lo sguardo sull’essere concreto per la Weltanschauung guardiniana non è solo il fine ma anche il compito, il quale si ricava proprio attraverso una previa e prudente presa di distanza dalle cose stesse[10], mediante uno specifico processo di superamento; tuttavia, “un tale superamento sarebbe possibile soltanto da una posizione che stia al di sopra del mondo, sopra tutto ciò che in qualche modo può essere naturalmente dato come se un qualcosa di assolutamente sovramondano si elevasse all’interno dell’ambito delle realtà date[11]. Si necessita, cioè, di un qualcosa che poggi se stesso “fuori” del mondo pur volgendosi al mondo; e nonostante questo, tale extra-mondanità occorre che in qualche maniera sia correlativa all’ambito dell’osservatore umano, poiché “altrimenti io, che appartengo al mondo, non potrei avere rapporto alcuno verso questa realtà totalmente estranea[12]. Tutto ciò Guardini lo identifica con la singolarità di Cristo. Egli soltanto, infatti, vede il mondo nella sua interezza e permette all’uomo di partecipare a questo sguardo su di esso: “Egli rimette in questione il mondo e lo obbliga a rivelarsi[13]. Egli è perciò quel punto fermo, il punto archimedeo[14] nel quale il dato della Rivelazione penetra pienamente e definitivamente nel mondo, svelandone nella sua interezza l’essenza reale. Lo sguardo della Weltanschauung è perciò lo sguardo di Cristo, e pertanto è veramente cristiano colui che “si colloca come persona vivente su quel punto fermo e soprannaturale dove sta Cristo. E vi si colloca sempre e di nuovo, perché sempre di nuovo di lì tende a cadere[15].

          In questi termini si comprende la maniera in cui Guardini esorti alla comprensione del Cristo “integro e totale” come orizzonte di significato sul mondo. Nella libertà dello sguardo di Cristo, infatti, la sua sovreminenza rispetto al mondo permette all’uomo di autoposizionarsi rispetto ad esso, scoprendo attraverso questo sguardo sulla concretezza del creato anche la propria concretezza di persona vivente. Tale processo, in questi termini, realmente edifica proprio a partire dal limite umano tutto il bagaglio di potenzialità che tale limite possiede, poiché è proprio a partire dal riconoscimento di un’esistenza sostanzialmente limitata che l’uomo può aprirsi al perfezionamento che su di essa opera la grazia nell’incontro con Cristo.

          Una tale apertura, in ultima istanza, rende chiara anche la costituzione polarmente oppositiva dell’uomo, del concreto vivente, il quale appunto “può essere afferrato solo per mezzo di un determinato quadro di opposizioni tipiche[16], proprio in virtù, e non “nonostante”, “quella distanza peculiare che solo il punto di vista extramondano, la fede, dona. Allora l’atteggiamento di opposività acquista un’estrema importanza per attuare quella visione[17]. Essere polarmente opposti, infatti, nella prospettiva della categoria singolare del Cristianesimo non equivale all’essere un “tipo” antropologico fra i tanti tipi possibili, proprio perché tale opposizione implica per il vivente l’essere esistenzialmente ogni ‘totalità’ possibile, sebbene la nota dominante stia sempre in un determinato tipo[18]. Occorre perciò non codificare l’esistenza unicamente in termini di universalità, cioè rapportare indiscriminatamente il singolo al “tutto”, ma neppure inglobare arbitrariamente entro la logica della “tipologia” il credente cristiano come un “tipo possibile” accanto ad altri tipi. La tensione espressa dalla teoria dell’opposizione, infatti, che di per sé esprime il prevalere di volta in volta dell’uno o dell’altro polo, senza mai l’annullamento dell’altro o la sintesi dei due in un terzo polo, ebbene essa deve a sua volta essere illuminata dallo sguardo totale della Weltanschauug cattolica, la quale, appunto, se abbraccia tutti i tipi possibili, permette al singolo credente il riconoscimento della singolarità che gli è propria, ovvero il fatto stesso di essere cristiano, di avere cioè Cristo come “soluzione” degli opposti.

Fonte: Francesco Gastone Silletta – La Casa di Miriam Torino (Tesi di Licenza Teologia Dogmatica) –


[1] In particolare, Karl Adam fa notare come la prospettiva degli opposti, se mal considerata, ha portato alcuni pensatori, come ad esempio Heiler, a ritenere il Cattolicesimo un sincretismo di opposizioni tutte condensate, amalgamate e raccolte in una unità formale, all’interno della quale “l’uomo, sempre più irrequieto, ha espresso il suo anelito e la sua speranza religiosa” (Questa citazione di F. Heiler, estratta dalla sua opera intitolata Der Katholizismus, seine Idee und seine Erscheinung – it. “Il Cattolicesimo, la sua idea e il suo aspetto”, è riportata in ADAM K., L’essenza del Cattolicesimo, op. cit., p. 9). In questo senso, ancora secondo Heiler, “il Cattolicesimo diventerebbe un microcosmo del mondo della religione” (Ivi).

[2] GUARDINI R., L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente, op. cit., p. 152.

[3] Sebbene in questa dissertazione non si sia riportata esplicitamente la classificazione guardiniana degli opposti, si tenga come riferimento, per comprendere quest’ultima definizione, l’esempio posto sopra dei due opposti “atto” e “struttura”.

[4] GUARDINI R., L’esistenza del cristiano, op. cit., p. 375.

[5] IDEM, L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente, op. cit., p. 199.

[6] IDEM, La visione cattolica del mondo (1923), in GUARDINI R., Opera omnia, vol. II/I, op. cit., p. 67.

[7] Come testimonia lo stesso Guardini: “Il problema si fece acuto per me quando mi venne assegnato l’incarico di insegnare, appunto, tale argomento all’Università di Berlino (Ivi, p. 65). Il curatore del testo, Silvano Zucal, aggiunge in una nota in calce (n. 3). “Guardini venne chiamato nel semestre estivo del 1923 sulla cattedra appositamente creata per lui alla Friedrich-Wilhelm-Universität di Berlino, con il titolo di “Religionsphilosophie und Katholische Weltanschauung”.

[8] Ivi, p. 69.

[9] Ivi.

[10] Cfr. Ivi, p. 75.

[11] Ivi.

[12] Ivi, p. 76.

[13] Ivi, p. 77.

[14] Cfr. supra, nota n. 212.

[15] GUARDINI R., La visione cattolica del mondo (19239, in GUARDINI R., Opera omnia, vol. II/I, op. cit., p. 78.

[16] Ivi, p. 82.

[17] IDEM, L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente, op. cit., p. 200.

[18] Cfr. IDEM, La visione cattolica del mondo (1923), in GUARDINI R., Opera omnia, vol. II/I, op. cit., p. 82.

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