καὶ πατέρα μὴ καλέσητε ὑμῶν ἐπὶ τῆς γῆς, εἷς γάρ ἐστιν ὑμῶν ὁ πατὴρ ὁ οὐράνιος

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Uno dei passi del Vangelo più suscettibili di equivoci nella traduzione e soprattutto nella applicazione:

Mt 23,9:

E non chiamate «padre» nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste

καὶ πατέρα μὴ καλέσητε ὑμῶν ἐπὶ τῆς γῆς, εἷς γάρ ἐστιν ὑμῶν ὁ πατὴρ ὁ οὐράνιος

Qui Gesù sta semplicemente sottolineando come la paternità, in se stessa, sia una relazione che non trae dalla terra né la sua origine, né il suo senso, ma unicamente dal Cielo, in Dio. Il fine di Gesù è evidenziare come sulla terra, agli occhi di Dio, siamo tutti fratelli, e non esiste alcuna “umana paternità” capace di abolire questa comune ed ontologica fratellanza umana. In tal senso, appropriarsi individualmente ed in senso assoluto del titolo di “padre” (nel senso di “padre di tutti”, diviene blasfemo e offensivo davanti a Dio. Ciò non annulla l’uso familiare ed anche ecclesiastico del termine “padre”. Amen

 

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