1Pt 2,5 “Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 21 maggio 2024:
Queste parole di san Pietro non dobbiamo leggerle con automatismi o superficialità di intendimento, come spesso purtroppo facciamo con i testi sacri. Esse certamente presentano un linguaggio distante da quello contemporaneo – non necessariamente a vantaggio di quest’ultimo – e tuttavia sono capaci di farci elevare verso altezze spirituali che questa distanza linguistica alimenta in noi. Sentiamo come parla, qui, l’ex pescatore di Galilea divenuto capo della Chiesa di Cristo, sentiamo quali termini, immagini ed espressioni usa per parlare con noi, illuminato da quello Spirito Santo che ha trasformato, assieme a tutta la sua persona, inevitabilmente anche il suo linguaggio e la sua sapienza: “Pietre vive, edificio spirituale, sacerdozio santo, sacrifici spirituali”. Sono solo alcune delle tante trascendenti espressioni della linguistica di Pietro nella sua lettera. Pietre vive (greco “λίθοι ζῶντες”), ci definisce, lui che per primo – e direttamente da nostro Signore – è stato chiamato come “Pietra”, simbolo del nucleo edificante l’intero corpo mistico di Cristo. Siamo pietre vive, cioè attive, sulle quali è attuale e operativo lo Spirito Santo, nella nostra stessa vita cristiana, e come tali siamo resi parte integrante di un “edificio spirituale”, la Chiesa stessa, che non può prescindere per la solidità della sua costruzione dal nostro contributo “edificante”. E tuttavia Pietro non si limita a definire “che cosa siamo”, cioè il quid della nostra essenza cristiana, ma anche il fine per cui siamo tutto ciò: il sacerdozio. Siamo cioè tutti noi – al di là dell’ordinazione ministeriale – chiamati al sacerdozio spirituale, poiché a Dio offriamo nello spirito dei sacrifici spirituali a lui graditi. Quali? La carità, l’obbedienza, la fraternità, la purezza, l’umiltà, il dominio di sé e tutto ciò che Gesù ci ha insegnato, tutto ciò che nella fede in lui viviamo come attuale e presente. La vita vera passa dalla pienezza del sacerdozio spirituale: non ci viene chiesto un sacrificio cruento (sebbene a qualcuno lo sia singolarmente), ma una partecipazione attiva, spirituale, al grande, unico e salvifico sacrificio di Cristo. Dobbiamo quindi lodare Dio, per il dono di Cristo, e benedirlo per come nel suo infinito amore, ci renda partecipi – tutti noi – dei suoi disegni di salvezza per l’umanità intera, senza affrancarci con pesi insopportabili, ma anzi liberandoci da essi nell’offerta a lui dei nostri sacrifici spirituali. Amen