Amare Dio in quanto Dio, anziché in quanto a ciò che ci dà o ciò da cui ci può salvare, è la nostra grande difficoltà spirituale, che ci conduce – in tal senso – a dimenticarci facilmente di Dio (e talvolta addirittura a rinnegarlo) non appena abbiamo la percezione di non necessitare di alcunché e di non aver bisogno di alcuna salvezza (che è solo una percezione immanente e transitoria).
Un esempio di come sia fondamentale per l’uomo amare Dio di per se stesso (senza voler dire che sia un male auspicare ciò che lui promette) ci viene da sant’Agostino, che ci dice: “Desideriamo Dio da Dio”, nel senso di voler Dio in se stesso ed attendere per noi ciò che da questo desiderio diviene premio per noi. Infatti, sant’Agostino evidenzia come non sia possibile amare davvero qualcuno, se ciò non avviene gratuitamente, ossia amando l’altro di per se stesso. Con Dio, ciò è necessario tanto di più, a noi che non siamo capaci in modo perfetto di amare alcunché e che per amare qualsiasi cosa necessitiamo di Dio. Ora, se amiamo Dio in se stesso, se quando preghiamo lo preghiamo con la lode di ciò che Egli in se stesso è, se volgiamo al nostro cuore verso Dio unicamente perché mossi dal riconoscimento che Egli è Dio e noi siamo solo sue creature, allora davvero lo amiamo “gratuitamente”, ed Egli gratuitamente ci dona ogni cosa: vita, pace, luce, salvezza, consolazione, ecc.
Agostino ci offre uno dei tanti possibili itinerari di purificazione del nostro amore e della nostra preghiera a Dio proprio mediante questa idea di “gratuità”, che è il fondamento del vero relazionarsi a Dio. L’amore necessita infatti di un ordine nella sua consegna, e la gratuità verso Dio ne è il fondamento formale.
In tal modo siamo slegati dal nodo del pensare o del pregare Dio sotto la schiavitù della funzionalità, dell’ottenimento e del guadagno: Dio in quanto Dio, come termine della nostra elevazione spirituale, è la vera strada della nostra aspirazione a lui. Amen
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