Un estratto dl testo di F.G. Silletta***:
“[…] lungo l’introduzione a quest’opera, abbiamo citato la prudenza e l’umiltà di sant’Agostino nelle sue ammissioni dinanzi all’imponenza e alla stessa trascendenza del mistero trinitario rispetto alla umana possibilità di conoscenza . Della santa Trinità lo stesso Magistero della Chiesa, dinanzi a qualsiasi speculazione possibile su di essa, premette il “silenzio contemplativo”come necessario all’esperienza del Mistero dei misteri di Dio, “l’intimità del suo Essere come Trinità Santa”, che “costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione” .
Ciò nonostante, in questo nostro studio – che abbiamo preambolato come avente una natura soltanto introduttiva al mistero trinitario – si sono incontrate numerose speculazioni attorno a questo Mistero, che sebbene insondabile “al di qua” della divina rivelazione, ha prodotto poi innumerevoli argomentazioni alla luce di essa lungo la storia. Vi è quindi una significazione previa attestata da tutta questa speculazione attorno al mistero trinitario : sebbene in se stesso “silenziato” dall’altitudine del Mistero, l’uomo di ogni tempo trae non solo la sostanza della sua fede (o eventualmente quella della sua opposizione ad essa), ma anche un paradigma di natura speculativa alla luce della rivelazione trinitaria nella storia. Il “pensiero diventa parola” anche in questo senso, qui palesemente allegorico : l’idea della Trinità, infatti – trasmessa nella forma di un “pensiero” dallo stesso rivelarsi divino nella storia – diventa speculazione (cioè “parola”), inseguendo una ritmica espositivo-nozionale, un linguaggio, una conoscenza e una trasmissione di essa profondamente condizionati dalla storia stessa. L’esito di questa speculazione – che non si è ancora conclusa e che evidentemente mai si concluderà finché storia sarà – è stato in sintesi da noi proposto in questo presente volume. Alcune proposte speculative hanno avuto un corso ed una condivisione comune, sino alla loro confluenza nel dogma della Chiesa; altre, sul versante opposto, sono state ricondotte a una classificazione eretica rispetto a quella dogmatizzata; altre ancora si pongono quale contesto riflessivo, epistemologico, di contenuti dogma dogmatici già acquisiti ma bisognosi di approfondimenti noetici e teologici; altri, infine, si pongono in una linea di innovazione speculativa, interpellando altre discipline nel loro consorzio tematico. Quel che è certo, tuttavia, è che la Trinità è una continua induzione al divenire parola su se stessa, verbalità, speculazione e riflessione da parte dell’uomo, costantemente proteso verso un approfondimento, una comprensione, un’illuminazione sul suo mistero, che come dice sant’Agostino, citando il Siracide, ha come esito che “coloro che mi mangiano avranno ancora fame e coloro che mi bevono avranno ancora sete” (Sir 24,20).
La Trinità, quindi, “dà a pensare”, per usare una terminologia guardiniana: se tuttavia “il pensiero diventa parola”, allora in ambito trinitario il quid determinante, affinché il pensiero sulla Trinità sia conosciuto secondo verità, diviene il linguaggio. Come, dunque, viene comunicato con le parole il mistero più “misterioso” che esista in ambito teologico? […]”
*** Dal testo «Il Pensiero che diventa Parola». Teologia trinitaria alla luce degli scritti di Maria Valtorta. Excursus storico-introduttivo sulla teologia trinitaria nei secoli (Vol. 1) –
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