Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32) – Dalla semplice “non negazione” all’affermazione di Gesù:

GOSPEL OF LUKE CHAPTER 12 -

Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32) – Dalla semplice “non negazione” all’affermazione di Gesù:

Queste parole di Gesù sono molto note e, come tutte le cose che si pensa ormai di aver già sentito tante volte come pronunciate da Gesù, vengono spesso relativizzate. In realtà non è affatto semplice capire integralmente che cosa Gesù voglia dirci con queste parole, anche se il senso, in linea di principio, è facilmente intuibile. Infatti, ci si ferma spesso ad un intendimento unicamente “negativo” di quell’esortazione a “riconoscere” Gesù davanti agli uomini al fine di NON essere da lui poi rinnegati davanti al Padre al momento del giudizio. Tuttavia, “riconoscere Gesù”, ci pare, non è soltanto da intendersi nel suo senso negativo, ossia come un “non rinnegarlo” (e poiché “rinnegamento” è già in se stesso una negazione, allora quest’ultima diviene duplice con un “non” posto davanti ad essa). Vi è, vogliamo dire, una dimensione puramente positiva inclusa in quel “riconoscere Gesù”. In questo senso, ci può aiutare analizzare il greco, ossia il verbo usato per dire: “riconoscere”. Esso è il termine “ὁμολογέω” (homologeó), che facilmente vediamo associato anche all’italiana parola “omologo”. Infatti, questo verbo significa in senso stretto: “Dire la stessa cosa”, da cui “acconsentire” e più teologicamente ancora “confessare”. Gesù, cioè, davanti agli uomini deve essere “confessato”, dobbiamo cioè dinanzi ad essi “dire le stesse cose” di Gesù, essere come dei suoi ripetitori, “ammettendo” pubblicamente la Verità del suo discorso. Si capisce che inteso in questo modo, il monito di Gesù a “riconoscerlo” davanti agli uomini, è molto di più che un semplice divieto (nel senso di una negazione) nel senso di un “NON rinnegarlo”. Il “NON” non è sufficiente ad esaudire la volontà di Gesù, il quale ci vuole “attivi” e non solo “non” agenti in un dato modo. E questa attività ci è data dall’omologia con lui, dall’essergli simili davanti agli uomini, “riconoscendo” che questa somiglianza viene da lui ed è finalizzata alla sua testimonianza pubblica. Solo così questo ““riconoscere Gesù” ci tornerà  come merito nel giudizio finale, quando a sua volta Gesù “riconoscerà noi” come quelli che sono stati suoi simili nel mondo.

Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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