Chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va’! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire!” (Esodo 4,12)

Un bellissimo testo dell’Esodo che ci aiuta a meditare sull’onnipotenza e l’onniscienza di Dio e accorcia certe distanze fra noi e gli uomini antichi, facendoci capire come Dio sia sempre il medesimo e certe cose valgano per gli uomini di 4 mila anni fa come per quelli di oggi:

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“Il Signore gli disse (a Mosè): Chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va’! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire!” (Esodo 4,12).

In questo passo, Dio rivendica a Mosè la sua completa autorità sulla natura umana, sulle umane facoltà e sui doni – in questo caso quelli sensibili – che l’uomo riceve o, eventualmente, non riceve, da Dio stesso. Tutto ciò che conforma l’uomo in quanto essere vivente, così la capacità di ascolto, di visione, di linguaggio e ogni altra facoltà propria dell’uomo, dipende integralmente dalla divina volontà. In un salmo è detto più o meno il medesimo concetto, quando si dice: “Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non guarda?” (Salmo 93,9). Lo stesso Gesù, nel suo discorso missionario, raccomanda ai suoi discepoli di non temere, quando saranno condotti davanti ai re e ai governatori per causa sua, dal momento che sarà loro suggerito cosa dovranno dire, poiché lo Spirito del Padre parlerà in loro (cf. Mt 10,19-20).

Nel riferimento a Mosè, Dio intende non tanto rivelare a Mosè la sua autorità su ogni sua facoltà umana, quanto piuttosto abbattere la paura di Mosè in riferimento alla sua capacità linguistica ed espressiva – che ivi lo stesso Mosè tende ad utilizzare come una via di fuga dall’impegno che Dio vuole affidargli, dunque come una scusa.

Spesso Dio si rivela anche a noi come “colui che è” – nel senso di nostro Signore in tutto ciò che ci costituisce, ci caratterizza e ci contraddistingue come creature umane – al fine di spronarci a non fermarci alla nostra personale visione di noi stessi, credendoci impossibilitati o incapaci di raggiungere certe mete o di compiere certi incarichi che Dio stesso ci consegna. Saper andare oltre se stessi, ossia trascendersi, nella piena fede in Dio che è Signore del nostro corpo, della nostra anima e di tutte le nostre facoltà, è una richiesta che Dio fa all’uomo dal momento stesso della sua creazione, e che come ha fatto a sua volta a Mosè, così fa con noi in questo tempo della storia. “Non sono forse io che ti ho creato nella tua capacità linguistica e comunicazionale?” – sembra dire anche a noi oggi il Dio che parlò a Mosè sull’Oreb oltre quasi quattromila anni fa – “Forse non so cosa sai o non sai dire, come e in che modo ti esprimi quando sei con gli altri, o da solo, o al mio cospetto?”. Dio sa ogni cosa di noi, e la sa da sempre, non da un momento della storia in avanti. E in questa sua onniscienza della “nostra”, “singolare”, esistenza umana, interviene in nostro favore, se è il caso inviandoci un aiuto umano, come Aronne a Mosè, dicendo a noi come a loro: “Io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare” (Es 4,15)

Amen

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