“Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Lc 12,8) – Dacci il modo di riconoscerti, Gesù, e di essere riconosciuti come tuoi – Meditazione alla Casa di Miriam del 10 ottobre 2024:
Riconoscere Gesù non è oggi un fatto per nulla scontato, nel mondo in cui viviamo. Le infinite distrazioni spesso non ci orientano nella giusta direzione in quanto al suo “riconoscimento”: questo perché per essere tale, un “riconoscimento” richiede una precedente conoscenza di lui, dal momento che non è possibile “riconoscere” qualcuno che niente affatto si conosce. Ed oggi la conoscenza di Gesù, quella autentica e approfondita, è un dono che pochi possiedono nel mondo. E tuttavia, questa pochezza, può divenire utile a comprendere meglio le stesse parole di Gesù e così anche ad applicarle con coerenza. Se, infatti, sono pochi coloro che approfonditamente “conoscono” Gesù, tanto più possibile sarà, dinanzi al vuoto della sua conoscenza nel mondo, “riconoscerlo”, nel senso di dare la sua testimonianza: lo si “riconosce” vedendolo nella carenza spirituale dell’altro, che spesso vagabonda misero in cerca di consolazione, di senso e di verità. Nell’abbondanza di questa condizione a livello globale, ci è data una grande occasione di “riconoscere” Gesù davanti agli uomini: ma ne siamo capaci? Abbiamo questo desiderio? Ci interessa che gli altri lo conoscano e a loro volta poi lo “riconoscano” come in una catena di conoscenza di lui? A molti di noi, questo non interessa affatto. Il mondo può stare senza Gesù, diciamo vilmente a noi stessi, tanto più quando il “riconoscimento” pubblico di Gesù pone in gioco se stessi, mette in discussione la propria stabilità esistenziale e via dicendo. Su queste fondamenta sorge l’interrogazione – che è al contempo un’affermazione – di Gesù a noi: non vi conviene riconoscermi davanti agli uomini? Sappiate che nemmeno io, in tal caso, avrò un riconoscimento di voi “davanti agli angeli di Dio”. Questa espressione è un po’ sorprendente qui, poiché uno si aspetterebbe di sentir parlare di Dio stesso, piuttosto che non “dei suoi angeli”. Tuttavia si tratta di un’immagine di coloro che costituiscono i “portavoce” di Dio, essendone i messaggeri, e dunque a loro Gesù “riconoscerà” i nomi di quanti in terra gli hanno dato testimonianza e di quelli che se ne sono astenuti. Il viceversa di questa questione è inevitabile, poiché vi è sempre una reciprocità intrinseca ad ogni atto che pone in comune gli uomini e Gesù. Il rischio di un danno, tuttavia, non è reciproco in alcun modo, essendo unicamente riferibile all’uomo e non a Gesù: se l’uomo non lo riconosce davanti al suo simile, a lui e non a Gesù viene dato l’esito negativo della non riconoscenza davanti all’amore divino, che si può intendere come una condanna. Per questo motivo, dobbiamo domandare nelle nostre preghiere non soltanto il dono della fede cristiana, ma anche il dono di “riconoscerla”, cioè di essere testimoni autentici davanti agli uomini di Colui che professiamo come Dio. Se ciò avvenisse, e sarebbe un dono di grazia, allora ovunque andassimo, anche nel più ordinario dei posti di lavoro, tutti ci “riconoscerebbero” come cristiani, cosa che al di là del giudizio umano, è per noi fondamentale nel nostro essere nel mondo.
Amen
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