“Costoro seppero nascere nuovamente, con un spirito nuovo, libero da ogni catena, vergine da ogni idea. E compresero perciò Dio. Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il Regno di Dio” (M. Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, Vol. 2, Cap. 116, n. 8)
Queste parole Gesù le volge a Nicodemo, in visita da lui in notturna, sovraccarico nell’anima di dubbi e perplessità sull’identità di Gesù, nonostante la sua simpatia per lui. Una simpatia non ancora pubblicamente manifesta, che lo porta per questo a cercare Gesù nella notte, lontano dagli occhi dei Giudei. Presso di questi – secondo la Valtorta – Nicodemo e il suo amico Giuseppe di Arimatea mantengono un atteggiamento ambiguo, evitando di esternare la loro simpatia per Gesù per non essere allontanati e non poter quindi più avvisare Gesù stesso sulle loro intenzioni. Gesù istituisce un lungo discorso con Nicodemo, prendendo le mosse da ciò che Nicodemo stesso domanda ai due apostoli che si trovano lì con Gesù, ossia come abbiano fatto essi a credere così esplicitamente nella messianicità di Gesù. Giovanni, uno dei due apostoli, risponde che lui ci è riuscito mediante l’amore. Simone lo Zelota, l’altro Apostolo – molto più vecchio di Giovanni – dice che lui ci è riuscito con la meditazione. Gesù sintetizza a Nicodemo queste risposte dicendogli che si tratta di un loro “nascere di nuovo”, comune a tutti quelli cui il Regno è destinato. Nicodemo non capisce, e intende questo “nascere di nuovo” secondo la reincarnazione dei pagani. Gesù ribatte che non esiste alcuna reincarnazione, ma una sola vita mortale della carne e una immortale dello spirito. Il “nascere di nuovo” cui Gesù si riferisce è relativo allo spirito, non alla carne (qui la nota frase del “Ciò che è generato dalla carne è carne, ciò che è generato dallo Spirito è spirito). Gesù orienta Nicodemo a una rinascita spirituale, mediante l’acqua e lo Spirito. E di quest’ultimo pone il paragone del vento e della barca, che se ha una buona vela, pur non sapendo donde il vento venga e dove vada, lo sa accogliere nella sua dinamica, con una giusta manovra. Così è dello Spirito, che passa nelle anime e deve saper essere accolto affinché esse vivano. Nicodemo non intende ancora e Gesù si stupisce che, come maestro in Israele, egli non capisca. Qui Gesù interviene parlando di se stesso, disceso dal Cielo, venuto non per condannare il mondo, ma per salvarlo. Tuttavia qui – questo passo si avvicina molto al Vangelo di Giovanni – è intrinseco un giudizio che vale anche per noi oggi. Dal momento, infatti, che Gesù è venuto per salvarci, è solo credendo in lui che otterremo questa salvezza: chi non crede, è già stato a motivo di ciò condannato. Oggi molti di noi non credono nella salvezza di Gesù; altri dicono di credere, ma il loro cuore non è immerso nell’idea di salvezza, ma nelle cose del mondo, e l’esito è il medesimo di chi non crede. E il giudizio è lapidario: alla Luce venuta dal Cielo, si sono preferite le tenebre del mondo”. Amen.
*** CIPREL – Centro Internazionale di Preghiera Laicale – Ispirato agli scritti di Scritti di Valtorta – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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