Dal plurale al singolare: “Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? […] Questa è l’opera di Dio […]” (Giovanni 6,28-29)

Dal plurale al singolare: “Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? […] Questa è l’opera di Dio […]” (Giovanni 6,28-29)

Are the Attributes of Jesus Christ Only Merciful and Loving?

Uno dei capitoli più concitati del Vangelo di Giovanni è il capitolo 6. “Concitati” significa, qui, sovraccarichi di dialoghi, di confronti e di parole emesse da Gesù e dai suoi ascoltatori e/o oppositori. Quando si legge questo capitolo, a motivo di questa concitazione, occorre sapersi ogni tanto fermare, meditare e leggere nuovamente, più volte, ciò che si è letto, affinché si capiscano alcuni dettagli intrinseci alla narrazione. Questo capitolo, infatti (che anche a livello testuale è molto esteso, con 71 versetti), inizia in un modo e si conclude con un altro: folle di gente che si mettono alla ricerca di Gesù, dopo il miracolo dei pani (questo a inizio capitolo), e poi molta gente, parte della stessa di prima, che lo abbandona delusa e se ne va da lui (questo alla fine). Nel contesto di questa opposizione narratologica della “ricerca di Gesù/abbandono di Gesù”, si sviluppa l’intenso dialogo fra Gesù e queste persone, molte delle quali avevano sinceramente iniziato un suo discepolato (fra di esse infatti vi sono alcuni dei settantadue discepoli della prima ora.

Se il tema centrale del capitolo è quello del Pane della vita, il Pane disceso dal Cielo, la stessa sua carne che salvificamente Gesù dà da mangiare agli uomini (con tutta la teologica incomprensione dei suoi ascoltatori), ciò che qui ci interessa è un dettaglio di natura apparentemente soltanto letteraria ma che in realtà svela un importante senso teologico. Gli ascoltatori di Gesù, infatti, giunti a lui a Cafarnao via-lago (e ciò attesta l’impegno della ricerca di lui da parte di quelli), sono stati accolti da Gesù in un modo molto distinto da quello tipico di un “benvenuto”. Gesù, infatti, li ammonisce subito evidenziando come nella loro ricerca sussista una ambiguità di fondo: non la necessità di un approfondimento sincero del “segno” dei pani operato da Gesù (che dovrebbe a sua volta condurli alla fede, affinché il segno non rimanga senza ciò che significa), bensì una pretesa materiale dei beni che percepiscono come derivabili da quest’Uomo che compie i miracoli e sazia la gente. Nel dibattito che subito si accende, come è tipico di chi non ammette il suo limite oggettivo ma va in cerca di ulteriori giustificazioni della sua condotta, questa gente domanda a Gesù: “Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Sulla carta, questo termine al plurale, “le opere” (greco, ta erga), sembra supporre una disposizione pratica di questa gente ad investire, da ora in avanti, la propria condotta alla luce della volontà di Dio, “compiendo le opere che Dio vuole”. Ma quali sono, oggettivamente, queste opere? Quella gente lo domanda apertamente a Gesù: ivi si capisce come essi non abbiano capito chi sia Gesù e quale messaggio egli voglia trasmettere. Se infatti il cuore di quelle persone fosse sincero, trasparente e puro, esse stesse capirebbero che non è volontà di Gesù insegnare quali “opere” si debbano compiere per piacere a Dio, ma piuttosto quale sia “l’opera” fondamentale che Dio vuole che si compia in modo tale da ottenere, autenticamente, la sua compiacenza. Questo passaggio dal plurale (le opere), al singolare (l’opera) rivela ciò che Gesù fondamentalmente domanda a quanti vogliono seguirlo con coerenza e verità. Questa opera è l’atto di credere in Gesù in quanto Figlio di Dio mandato dal Padre. Un atto di fede, dunque. Ovviamente la “qualità” di questa fede è sottintesa in se stessa e non viene ulteriormente esplicitata qui da Gesù stesso. Credere in Gesù implica ottenere il beneplacito di Dio, la stessa salvezza. Ma è possibile compiere quest’opera così apparentemente “singola” e semplice? Evidentemente, ciò implica una complessità assai più intensa dell’apparenza formale, considerate tutte le obiezioni successive di quella gente al discorso di Gesù sul suo corpo ed il suo sangue, sulla necessità di nutrirsi di lui come Pane vivo disceso dal Cielo, e via dicendo. Quelle folle di gente, quindi, inizialmente disposte a compiere chissà quali “opere” per Dio, si rivelano poi incapaci di compiere adeguatamente l’unica opera che Dio davvero domanda, ossia credere in Colui che lui stesso ha mandato: “Τοῦτό ἐστιν τὸ ἔργον τοῦ θεοῦ ἵνα πιστεύητε εἰς ὃν ἀπέστειλεν ἐκεῖνος”.

Questo passaggio dal plurale al singolare (le opere, l’opera), è quindi funzionale allo svelamento dell’inadeguatezza di quegli uomini ad essere veri discepoli di Gesù, tanto che essi stessi, in gran numero, lo abbandonano e se ne vanno via delusi. Amen

 

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam

Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h