Dal Sermone 21 – di san Bonaventura

“[…] In primo luogo Cristo ebbe il primato dell’insolita novità nella sua risurrezione. Nessuno infatti, pur morendo in penosa vecchiaia, è risorto dai morti incominciando una nuova vita di gioia inestimabile; perché in questo modo il Signore Gesù Cristo fu il primogenito dei morti, che vinto l’impero della morte, è stato cinto della corona d’una nuova incorruttibilità. Chi infatti avrebbe dovuto per primo vincere la tristezza antica della morte e dare inizio alla nostra perpetua letizia, se non Colui che aveva la chiave per aprire l’accesso all’eternità? Egli, infatti, come avente autorità, poteva ordinare agli angeli: Sollevate le vostre porte, o principi, e alzatevi, o porte eterne; infatti per mezzo del mio sangue è stata restituita la concordia universale e rimessa la sentenza del castigo. Ora dunque, rimossa la spada fiammeggiante dalla porta del Paradiso, voglio che si apra la porta celeste perché sono il Signore degli eserciti, che con il proprio sangue, vinto il diavolo, ho conquistato il regno celeste. E perciò non in quanto Dio, ma in quanto uomo, egli è il re della gloria. E a proposito di questa novità si dice nella prima ai Corinzi: Cristo risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, ecc. L’Apostolo come prudente e discreto, nel mettere in luce le primizie originali, che Cristo ebbe nella risurrezione, prima di tutto, affinché la consolazione non si perda in allegria, presenta l’infelicità della morte che è argomento di desolazione, quando dice: a causa di un uomo venne la morte; poi, affinché la desolazione non si trasformi in tristezza, aggiunge la medicina della risurrezione che è motivo di consolazione, quando soggiunge: e per causa di un uomo, Cristo, venne la risurrezione dei morti. Una cosa dunque è mitigata dall’altra. Inoltre, poiché la morte è stata occasionata dall’astuzia del nemico, ma causata e originata dall’arroganza dell’animo e completata dalla concupiscenza della carne, si dice: come in Adamo tutti muoiono, a causa della sua prevaricazione. Perché però abbiamo la medicina della morte nella divina misericordia per merito della Passione del Signore, si aggiunge: e in Cristo tutti riavranno la vita, per merito della sua Passione. Quindi la causa prima e immediata della morte non è Dio, dal momento che Dio è essere sommo e indefettibile, e la morte è la maggiore di tutte le privazioni prodotte dalla punizione, ma la volontà che si allontana dalla rettitudine e dalla perpetuità della giustizia, come si dice nella Sapienza: Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei morenti… La giustizia infatti è perpetua e immortale. Il guadagno dell’ingiustizia è la morte […].

(San Bonaventura, Sermone 21.4)

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam – Con Cenacolo 24

 

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