Di che cosa ha paura il cristiano?

Di che cosa ha paura il cristiano?

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Anzitutto occorre capire cosa si intenda quando si dice “cristiano”. Il termine, infatti, può apparire molto evasivo a seconda di chi e di come lo pronunci. Si legge ad esempio nel libro degli Atti che “ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani” (At 11,26). Chi usa questo termine è la gente di Antiochia, la quale aveva fatto l’esperienza di un “cristianesimo” non soltanto ideologico, al modo di una qualunque fede religiosa, ma vivo e santo, nella testimonianza di Barnaba, di Paolo e di altri neofiti di Antiochia. Qui il termine “cristiano” è evocativo di un vero stato, di una condizione esistenziale, di una scelta di vita che interpella tutta la pJ).
Il peccato, invece, è separazione essenziale da Gesù Cristo, è l’unica cosa che allontani davvero Gesù da se stessi. In esso, Gesù non partecipa. L’unica cosa, dunque, di cui aver paura è il peccato.

E tuttavia vi sono altri modi, molto più superficiali, di intendere il termine “cristiano”. Alcuni di questi modi provengono da quanti “cristiani” non lo sono affatto, ieri come oggi, e vedono “i cristiani” come “un movimento”, “una semplice religione”, o comunque come una realtà difforme dal comune. Ma il modo peggiore di intendere il “cristiano”, è testimoniato talvolta da quanti da se stessi si definiscono “cristiani”, ma unicamente secondo una fonte ideologica, un intelletto condizionato, una lontana appartenenza alla fede più di tipo tradizionalista che non reale. E sono coloro che, dinanzi alle molteplici insidie del mondo e della vita, hanno paura di tutto, concepiscono Gesù come Colui che debba ad ogni costo, immediatamente, salvarli da questa o quella difficoltà e, dinanzi all’esito negativo, perdono facilmente la fede. Questi tuttavia non sono veri cristiani. Gesù ce lo ha detto: “Non abbiate paura”, “Non sia turbato il vostro cuore”, “Io sono con voi fino alla fine del mondo”, “Non preoccupatevi del domani”, “Non temete quello che dovrete dire (se messi alla prova)”, “Il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!”. Persino dinanzi alla morte di una figlia, Gesù dice a Giairo: “Non temere, soltanto abbi fede!”. E moltissimi altri casi si potrebbero portare.
Cosa teme, dunque, il cristiano? La morte? Mai!, poiché essa, che dipende solo dalla volontà di Dio, è ciò che lo conduce in eterno alla comunione con Dio. La sofferenza? Nemmeno essa, poiché è ciò che maggiormente rende simili a Cristo. L’umiliazione? Neanche, essendo essa ciò che spezza l’orgoglio e la superbia, e che dunque eleva lo spirito alla santità degli umili. La violenza? No, poiché essa è ciò che ci dà una occasione sublime per testimoniare la pace delle beatitudini evangeliche. Ogni cosa ha un filo conduttore, se accolta secondo lo Spirito Santo, con ciò che Gesù ci insegna e che in tal modo ci santifica. L’unica cosa che non ha alcun legame con Gesù è il peccato. Esso rimane, pertanto, l’unica paura del cristiano, poiché, al di là che la confessione sacramentale ne annulli la colpevolezza agli occhi di Dio, esso rischia di generare delle ferite spirituali e di divenire poi un’abitudine, che ci allontana ogni volta dall’amore attuale di Gesù in ognuno di noi. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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