“Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3)

October 18th - Luke 10:1-9: The Lord Jesus appointed seventy-two disciples  whom he sent ahead of him in pairs to every town and place he intended to  visit… | Cristo

“Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3)

ἰδοὺ ἀποστέλλω ὑμᾶς ὡς ἄρνας ἐν μέσῳ λύκων.

 

Di per se stessa, questa famosa frase di Gesù, è stata consegnata ai 72 discepoli della prima ora, ossia al folto gruppo dei seguaci di Gesù iniziali – e diciamo iniziali perché non tutti di quei 72 mantennero fede all’iniziale investitura discepolare. Forse perché conosceva questa possibilità di abbandono, Gesù li inviò inizialmente in modo molto cauto, unicamente nei territori di Israele, mai da soli, per brevi tratti e con precise indicazioni e possibilità di contatto. Di qui, la non necessità di portarsi dietro alcunché al di fuori del minimo essenziale.

Tuttavia i lupi ci sono anche dietro casa e talvolta persino dentro. Il grande pericolo della testimonianza cristiana, in ogni tempo, non è né quello della fame possibile, né quello della mancanza di un tetto o di un abbigliamento per coprirsi, né in fondo nulla di materiale: il pericolo da affrontare sono i lupi che cercano di aggredire, divorandoli, quanti testimoniano la verità cristiana, data in qualsiasi modo. In tal senso, il mandato missionario dato a quei primi 72 discepoli, esula da essi stessi e interpella anche noi, che siamo discepoli di questo tempo. I lupi, infatti – e forse più affamati di quelli del tempo di Gesù – esistono anche oggi attorno a noi. La soluzione alla loro avversione a quanto viene cristianamente predicato, annunciato, testimoniato o mostrato nei fatti da quanti si dichiarano discepoli di Cristo, è Cristo stesso non solo a suggerirla, ma ad imporla affinché, per difendersi dai lupi, non si divenga lupi a propria volta: essa è data dal divenire come degli agnellini dinanzi alla loro violenza. Non agnellini nel senso della sostanza predicata, della dottrina annunciata e dello zelo discepolare: in quanto a questi, occorre semmai essere dei leoni. Agnellini, piuttosto, nel senso di una risposta eloquente alla fame devastante dei lupi: ciò che è in gioco, infatti, non è la nostra vita carnale, ma la Verità di Gesù Cristo. Cercare di opporsi a quanti tentano di avvilire la vita dei discepoli, salvaguardandola con ogni mezzo possibile, non è in se stesso l’insegnamento di Gesù: l’opposizione deve riguardare l’attacco che i lupi fanno alla Verità di Cristo, e non quello alla nostra vita personale.

Uno di quei 72 discepoli, ad esempio, è stato Stefano, il cui esito esistenziale tutti conosciamo. Essere come degli agnelli in mezzo ai lupi significa essere come Gesù nel mondo. Imitarlo nell’abolizione di ogni orgoglio personale, di ogni attaccamento alla buona fama e alla stima della gente, per annunciare la Verità anche laddove la falsità vive e regna, nella compiacenza di molti. Abolire il compromesso, finalizzato a fare del bene in cambio di un altro bene; sciogliersi da qualsiasi sottomissione alle imposizioni e alle minacce di chi detesta la Verità, non solo da un punto di vista nozionale ma concreto, in tutte le depravazioni morali, sociali ed economiche che contraddicono l’insegnamento di Gesù. E soprattutto, in questo stato di cose, amare e testimoniare Gesù stesso in quanto Figlio di Dio nel mondo, Salvatore, Signore. Qui i lupi si avventano con ancor maggiore impeto, quanto di più si afferma che lui stesso è Dio, e che questo Dio, nella Persona del Figlio, è morto in croce. La “carnalità” che viene appesa sulla croce, infatti, ai lupi disturba; la “sensualità” crocifissa, ai lupi dà fastidio; la “mondanità” inchiodata e resa inerme, per i lupi del mondo è insopportabile. E insieme ad essa lo sono tutti quegli “agnellini” che invece la annunciano e la difendono pubblicamente. Ma questa è la via di Gesù, non la fuga dai lupi.

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Pubblicato da lacasadimiriam

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