Essere smascherato tormenta chiunque fa il male, inducendolo ad una vendetta contro chi lo ha smascherato. Così è con il Maligno
Una certa pastorale contemporanea evita il più possibile qualsiasi discorso sul Demonio quale fonte di ogni male (in senso assoluto o relativo che sia) e introduttore, nel perfetto creato, della malattia, del dolore, del peccato e della morte. Si evita il discorso e, in taluni casi più estremi, si nega l’esistenza stessa del demonio in quanto soggetto agente, cosciente, creato (non come demonio, ovviamente) e nemico di Dio e dell’uomo. Si pensa in questi contesti di fare un servizio alla verità cristiana, evitando di spaventare le coscienze più sensibili o di andare dietro a dottrine o credenze oramai superate con il mutare dei tempi. Tutto questo è pastoralmente blando e pernicioso. L’esistenza e l’azione del demonio hanno le sue tracce dal primo capitolo della Bibbia, la quale si conclude ancora parlando di lui, anche se nei termini di una definitiva sconfitta. L’interpretazione unicamente simbolica del demonio (inteso come una entità impersonale, negativa, che è lo stesso soggetto a prodursi autonomamente o gli eventi esterni a lui), non è adeguata ad una intelligenza teologica coerente con la Scrittura.
E tuttavia esistono e sono sempre esistite le voci contrarie a tutto questo. Voci che, se incamerate in una radicale sequela di Cristo, hanno dimostrato non mediante teoremi o argomentazioni di sabbia l’esistenza del demonio, ma mediante il sacrificio, la preghiera, l’impegno nella purezza e la penitenza, tutte realtà che infondono una luce interiore, una “nuova sapienza ermeneutica” delle realtà divine (e anche di quelle diaboliche), insieme ovviamente a tanta fatica e sofferenza riparatrice.
Quando un delinquente viene sorpreso nelle sue cattive azioni, o un killer individuato o segnalato come tale, egli, pur cercando la fuga dal luogo nel quale è stato smascherato, intenta immediatamente, almeno a livello ideale, una vendetta contro chi lo ha smascherato. Il suo agito infatti non è più anonimo né sconosciuto, poiché qualcuno ne ha dato le coordinate identificative. Così è con il demonio. Quando in un contesto di mutismo generale sulla sua attività (anche laddove nessuno penserebbe di poterla mai supporre), qualcuno ne svela la presenza, anche se sottile, arguta, occulta e misteriosa, il demonio non si dimentica, lui che è accusatore per natura, di intimidire colui che lo ha pubblicamente accusato. La sua azione contro costui diviene talvolta perpetua e violenta, a livello di condizionamento, di interferenza, di opposizione e di odio infinito. E tuttavia la preghiera di liberazione, come anche la penitenza offerta per il nome di Gesù, è già, e lo è sempre, uno smascheramento dell’esistenza e dell’azione del demonio nella vita umana. Gesù ha detto che non vi è nulla di nascosto che non sarà rivelato. Così è del male che il demonio costantemente, senza sosta, perpetua e pone in atto contro i figli di Dio, suscitando contese, malattie, sensi di colpa, ossessioni, scoraggiamenti, dubbi sulla fede, tentazioni e una infinità di altre forme di provocazione. L’importante, tuttavia, non è l’accanimento del demonio contro i suoi nemici, poiché questo tipo di dolore insinua nei medesimi (che siamo noi tutti seguaci di Gesù) la coscienza di aver capito la giustizia della via intrapresa. Piuttosto, ciò che conta è la continuità nel combattimento, il non piegarsi mai alle diaboliche insinuazioni (che talvolta sono delle minacce esistenziali: o fai questo, o ti ammazzo, diceva già sant’Agostino). La forza di sopportare tutto questo dipende dalla carità, verso Cristo e i fratelli, per la gloria di Dio. Smascherando il demonio, infatti, si delinea l’eziologia di tanti mali che attanagliano l’uomo di questo secolo. Amen
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