“Fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1Pt 1,13)

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Oggi durante l’adorazione eucaristica del giovedì abbiamo meditato un passo della prima lettera di Pietro e ci siamo fermati intensamente, giunti al versetto che ora citiamo, a contemplare con fede il Santissimo Sacramento esposto sull’altare:

“Fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1Pt 1,13).

Questo versetto ha una potenza spirituale che potremmo definire come “indipendente” da ciò che precede e da ciò che segue in questa lettera. Ha, cioè, una sussistenza propria, tutta speciale, e può valere di per se stesso, al di là di ogni contestualizzazione letteraria; questo vale tanto di più quando lo si medita davanti al Santissimo Sacramento. Gesù presente dinanzi a se stessi, infatti, è la più potente delle parafrasi possibili della sua stessa parola, di cui l’Apostolo non è che un portavoce.

“Fissate” – dice il testo – “ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” .

La speranza viene intesa qui come una realtà da “fissare”, azione che il greco esprime con un unico verbo: “ἐλπίσατε” (elpisate), ossia appunto “riponetela vostra speranza”. Più che non da un punto di vista “quantitativo”, che la traduzione in italiano può far pensa re (“ogni speranza”, dice il testo italiano – come se vi fossero “tante speranze”), Pietro vuole qui porre la sua esortazione da un punto di vista intensivo, nel senso di “abbandonatevi totalmente, con tutta la vostra speranza, a Gesù”. Gesù è infatti evocato come la chiave di lettura, il momento culminante dell’attesa e del compimento della speranza, in un tempo tuttavia futuro, quello in cui egli “si rivelerà”. Il greco tuttavia è ancora più immediato nel suo senso: “ἐν ἀποκαλύψει Ἰησοῦ Χριστοῦ” (“nella rivelazione di Gesù Cristo” – dunque non si usa un verbo al futuro, “si rivelerà”, ma un sostantivo orientato ad esso).

Di quale rivelazione sta parlando qui l’Apostolo Pietro? Evidentemente non di quella storica, che ha già segnato la sua esperienza personale come quella di tutti gli altri Apostoli e discepoli di Gesù. Nemmeno – ci pare – di quella “rivelazione universale” alla fine dei tempi. Piuttosto, è qui evocata la rivelazione che ad ogni individuo, singolarmente inteso, Gesù farà di se stesso e rispetto alla quale l’uomo tende con speranza viva. Il concetto è quello di saper accettare le difficoltà del mondo (come prove date alla fede) e al contempo di trascenderle secondo questa invincibile consapevolezza della speranza in Gesù che si rivelerà a ognuno di noi nella sua grazia. Da qui, l’esigenza e insieme la gioia di fissare lo sguardo a lui.

Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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