“Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse…” (Gv 1,42) – Quando la Vita ci punta gli occhi addosso per assorbirci in essa

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“Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse…” (Gv 1,42) – Quando la Vita ci punta gli occhi addosso per assorbirci in essa:

Siamo nel contesto del primo incontro di Simon Pietro con Gesù, il primo in assoluto, dopo la testimonianza del Battista e la mediazione di conoscenza di alcuni suoi discepoli. Pietro non sa nulla di Gesù, se non ciò che evidentemente gli è stato riportato sul suo conto e che l’Evangelista Giovanni sintetizza dicendo: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). Certamente, a un tipo come Pietro, la cui natura caratteriale si intende meglio alla luce del prosieguo del Vangelo, devono essere state dette molte altre parole su Gesù, per indurlo a muoversi alla sua conoscenza. Ad ogni modo Pietro giunge da Gesù per la prima volta e la prima reazione diretta che l’Evangelista Giovanni sottolinea da parte di Gesù è quella di un “fissare lo sguardo su di lui” (1,42). Le parole, le prime di Gesù a Pietro nel Vangelo di Giovanni, vengono soltanto dopo questo momento di “fissazione”. Questo dettaglio è molto interessante. Gli occhi alle volte giocano un ruolo più significativo delle parole. Gesù che fissa qualcuno, in questo caso colui che diventerà il capo dei suoi Apostoli e dei discepoli di ogni tempo, non è un atto che può rimanere senza effetto. È lo stesso sguardo di Dio, infatti, che si posa sull’uomo, sua creatura. Senza la mediazione dell’umanità di Gesù, Pietro, nonostante tutto  il suo ardore che conosciamo, non avrebbe mai potuto sostenere quello sguardo, sebbene benevolo ed ammirato. Ora, possiamo pensare questo stesso sguardo di Gesù come rivolto a noi, qui, adesso, nella nostra umanità. Vedere gli occhi di Gesù che “ci fissano”. Non è mai imbarazzante il modo di guardare di Gesù, poiché egli guarda sempre secondo la misura del bene e della discrezione e mai secondo quella della curiosità e della malizia tipica in molti dei nostri sguardi. Gesù che ci fissa: non è forse una grazia, questa? Non è una comunicazione d’amore infinito che, sebbene peccatori, ci viene donata? Ed essendo una grazia, non è forse un evento che ci trasforma, che ci dona vita e speranza nuova? Non ne siamo consapevoli, ma lo sguardo di Gesù è costantemente “fisso” su di noi, a livello soggettivo e non solo comunitario. Anche se non è la stessa esperienza – beata – fatta da Pietro nella storia, è pur sempre un’esperienza spirituale non meno significativa, della quale costantemente dobbiamo andare in cerca con lo spirito umano. Se infatti non ci accorgiamo dello sguardo di Gesù, con tutta la comunicazione di salvezza che esso possiede, non abbiamo molto cammino nella nostra esistenza futura. Se lasciamo cadere nel vuoto quel “fissarci divino”, volto alla nostra benedizione, non possiamo andare molto lontano. Gesù passa così accanto a noi. Ci “fissa” con il suo sguardo di benedizione, di difesa, di protezione e di infinito amore. Se noi tuttavia non corrispondiamo ad esso con umiltà e riconoscenza, se ci volgiamo altrove, se preferiamo altri sguardi umani, siamo noi, e non Gesù, i responsabili di tanti mali che ci accadono. Gesù “fissa il suo sguardo su di noi”. Ciò significa che la Vita ci punta gli occhi addosso per assorbirci in essa: se ne rigettiamo lo sguardo, è chiaro che stiamo rifiutando la vita stessa. Amen

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