“Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (M7 16,27)

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“Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (M7 16,27)

“Secondo le sue azioni”, il Cristo Giudice giudicherà ogni uomo al suo ritorno sulla terra. Che Gesù debba tornare, lo dice anche Luca, negli Atti degli Apostoli, chiaramente: “Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al Cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in Cielo” (Lc1,11). La speranza cristiana si fonda su questa certezza del ritorno di Cristo e dell’istituzione finale del suo regno eterno nel Cielo. Ancora più esplicitamente, san Paolo canta ai Tessalonicesi due volte questo annuncio del ritorno di Cristo sulla terra. Nella prima delle due lettere (1 Ts 4,16) dice: “Il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo”. Nella seconda, invece, dice in sostanza che “all’apparire della sua venuta” (sulla terra, nb), il Cristo umilierà il figlio dell’iniquità, che nel tempo finale si manifesterà nel mondo in modo speciale (cf. 2Ts 2,7ss).
E tuttavia questo ritorno di Cristo, in veste di Giudice universale, ha una misura di valutazione indefettibile relativamente alle sorti definitive dell’uomo, ossia la sua stessa condotta. Quando Matteo dice che il Figlio dell’uomo “renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (nel suo Vangelo queste sono parole che Matteo fa dire a Gesù stesso, non sono di Matteo), usa il termine greco “praxis”
(κατὰ τὴν πρᾶξιν αὐτοῦ), che significa “atto, opera, affare, azione, ecc.”. Alcune versioni dello stesso Vangelo hanno invece il termine “erga”, che significa appunto “le opere”. In latino viene esposto questo concetto dicendo: “secundum opus eius”.
Si può insomma intuire come non vi sia dubbio, al di là della forma letteraria, sul contenuto di ciò che Gesù dice: anzitutto, egli verrà di nuovo; secondo, quando egli verrà, ci sarà resa giustizia a seconda del nostro agito sulla terra.
Qui non ci interessa in alcun modo una perlustrazione teologica di come la fede in Cristo “rientri” in questa “prassi” matteana, cioè nelle opere stesse. Piuttosto, ci sembra importante evidenziare come agli occhi di Gesù il nostro operare nel mondo non è affatto passivo rispetto al suo giudizio, ma in ogni dettaglio è riflesso in esso. Ogni cosa che facciamo, ha un suo riverbero in Cristo e ci segna dinanzi a lui nel bene o nel male.
Molte sono le illuminazioni che Gesù, in tal senso, ci dona in vista di quel giudizio. Molte sono anche quelle che niente affatto seguiamo. Ivi compresa quella di quegli stessi angeli, che Gesù evoca come partecipi del suo ritorno (Mt 16,27), e che “attualmente”, in vista di quell’evento, sono delle luci intellettuali che possiamo invocare come testimoni della gloria del Salvatore.
Nessuno è escluso da questo giudizio di Cristo. Il testo di Matteo dice chiaramente “a ciascuno sarà reso” (apodōsei hekastō). Tutto possiamo, sin da questo momento, restaurare della nostra condotta, nella grazia di Gesù. Non attendiamo domani.. Amen

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