“Il mondo non può odiare voi, ma odia me” (Gv 7,7) οὐ δύναται ὁ κόσμος μισεῖν ὑμᾶς, ἐμὲ δὲ μισεῖ”

“Il mondo non può odiare voi, ma odia me” (Gv 7,7)
οὐ δύναται ὁ κόσμος μισεῖν ὑμᾶς, ἐμὲ δὲ μισεῖ
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In questo discorso, Gesù non sta parlando dell’antipatia del singolo, ma dell’odio del mondo intero, in quanto “mondo” (o kosmos). In tal senso, non si tratta di difendersi dall’assalto antitetico di un individuo, o di un gruppo ostile di individui – esperienza che ognuno di noi ha modo suo ha vissuto – bensì del mondo intero. E se il termine antitetico viene inteso nella sua globalità, anche colui che riceve quell’odio lo è: non è il singolo “me”, il soggetto di quell’odio, ma il “me cristiano”, odiato non a motivo di altro che non sia proprio quel titolo così dichiarativo la sua appartenenza a Cristo. Gesù ci svela, quindi, che quando è “il mondo” che ci odia (gr. misei), ciò non avviene per qualcosa di nostro in particolare, che possa infondere un sentimento così avverso nei nostri riguardi: è lui, infatti, il Cristo, il soggetto odiato dal mondo, nonostante la filigrana di noi stessi. Siamo odiati, cioè, come canali di testimonianza cristiana, come fiumi che irrigano il campo del mondo con l’acqua di Cristo, e questo dà fastidio al mondo sino all’odio totale. Perché? Lo dice Gesù stesso: “Io testimonio che le sue opere (quelle del mondo, ndr) sono malvagie” (ἐγὼ μαρτυρῶ περὶ αὐτοῦ ὅτι τὰ ἔργα αὐτοῦ πονηρά ἐστιν). Davanti a Gesù, la condotta del mondo viene svelata secondo la sua natura autentica e reale, non ipotetica o soggettiva. Ed essendo di Gesù, non attiriamo su di noi il medesimo odio rivolto a Gesù dal mondo, sebbene non siamo noi gli ultimi destinatari di esso. E tuttavia si tratta per noi di un odio “santificante”. Ci sono nella vita delle situazioni che, se avverse, ci devono stimolare ad un miglioramento di noi stessi, che siamo sempre perfettibili: quando, tuttavia, si tratta di un odio a priori, prodotto unicamente dalla sequela di Gesù Cristo, esso non ha nulla a che vedere con la consapevolezza di se stessi e la volontà di migliorarsi, poiché attiene ad un principio primo, ad una condizione di fondamento che non possiamo cancellare da noi, ossia l’essere cristiani. In tal senso l’odio del mondo diviene un segnale di santificazione e di autentica perfezione cristiana. Amen

 
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Pubblicato da lacasadimiriam

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