Il “non prevalebunt” di Gesù (greco: “οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς”) vale per ogni singolo uomo esistenzialmente inteso (se questi lo vuole)

Il “non prevalebunt” di Gesù (greco: “οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς”) vale per ogni singolo uomo esistenzialmente inteso (se questi lo vuole)

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Quando Gesù annuncia il primato petrino – secondo la redazione del Vangelo di Matteo – dicendo le famose parole: “… e le forze degli inferi (lett. “dell’Ade”) non prevarranno su di essa” (Mt 16,18), non sta guardando unicamente alla “Chiesa”, la cui pietra reggente è fondata sull’Apostolo Simone. Non è cioè un annuncio di salvezza unicamente “istituzionale”, quello di Gesù rivolto alla sua Chiesa, ma anche “esistenziale”, cioè di ogni singolo uomo che nella Chiesa vive ed unitamente ad essa muove la sua esistenza sulla terra. Non fosse così, la vittoria “sugli inferi” sarebbe poco consolante, se non compendiasse ogni uomo nella sua volontà di adesione a Cristo. In greco si capisce di più questa universalità esistenziale del latino “non prevalebunt”. Il verbo greco è infatti lo stesso che anche Luca usa quando dice, ad esempio, delle voci dei nemici di Gesù che “prevalgono” sulla volontà di Pilato di liberarlo (Lc 23,23), ma anche è lo stesso verbo che, ancora Luca, usa per dire l’invito di Gesù ai suoi a non “lasciar prevalere”, cioè a vincere nella veglia e nella costante preghiera, tutti gli eventi negativi che si prospettano innanzi (Lc 21,36). Questo verbo indica quindi l’atto di “sopraffare”, di “avere la meglio” su qualcosa o su qualcuno, con la partecipazione intensiva di una volontà chiaramente orientata alla vittoria e al superamento di un limite.

Così è anche in ognuno di noi, rispetto alle forze del male. Esse mai “prevarranno”, poiché la nostra forza è divina nella sua fonte ed insieme umana nella sua ragion d’essere (l’umanità di Cristo), e dunque non esiste contrarietà oppositiva capace – senza che la volontà umana lo consenta – di “avere la meglio” sull’intenzione cristiana. “Intenzione” nel senso di disposizione totale della volontà alla sequela di Gesù, essendo quest’ultimo – e non la volontà umana in se stessa – a vincere su tutte le potenze del male. E dunque quando Gesù dice a Pietro che le potenze degli inferi non potranno mai prevalere sulla sua Chiesa, include anche noi, ognuno esistenzialmente e differenziatamente considerato, nel contesto della definitiva e potenziale vittoria sul male nella storia. Siamo cioè, in Gesù, destinati a vincere qualunque opposizione infernale insidi la nostra esistenza: il fattore differenziale è l’adesione di volontà alla “roccia” di Pietro, cioè alla Chiesa, in ciò che insegna e in ciò che dispone come ammaestramento esistenziale. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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