“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv 3,35)

The Father Loves The Son And Has Given ALL Things Into His Hand | fewox

“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv 3,35).

(ὁ Πατὴρ ἀγαπᾷ τὸν Υἱόν, καὶ πάντα δέδωκεν ἐν τῇ χειρὶ αὐτοῦ).

Letto di per se stesso, a noi cristiani di oggi questo versetto del Vangelo di Giovanni non sorprende, dal momento che ci indica una verità che già conosciamo. E tuttavia una ragione di sorpresa giace comunque, in queste parole, e ciò ci deve far intendere che mai possiamo dire di aver inteso integralmente il Vangelo. Vi è un dettaglio fondamentale che dipende da questo versetto: colui che qui sta parlando, infatti, non è Gesù, né l’Evangelista Giovanni, ma il Battista. Ora, la sottolineatura “che il Padre ha posto ogni cosa nelle mani del Figlio”, come ancor prima la stessa distinzione personalistica tra Padre e Figlio, uno non si aspetterebbe che sia Giovanni il Battista a conoscerla e a rivelarla, tantomeno in un contesto così anticipato rispetto all’ora di Gesù. Fosse Gesù stesso a rivelarla, o l’Apostolo Giovanni per lui, questo non stupirebbe il lettore, ma che il Battista possa conoscere questo grande mistero dell’intimità intradivina, è piuttosto sorprendente. Come fa, infatti, il Battista, a sapere queste cose? Tutta la pericope evangelica, nella quale questo versetto è inserito, rivela come il Battista sia assolutamente “avanti” nella conoscenza tanto di Gesù che del Padre stesso. Come è possibile? Vano è cercare una spiegazione nei rapporti di parentela fra Gesù e Giovanni. Vi erano infatti dei parenti di Gesù anche fra gli Apostoli, i quali tuttavia queste cose non le sapevano fin quando non sono state loro rivelate da Gesù stesso. E dunque, quale spiegazione possiamo dare di questa conoscenza teologica del Battista?

Dal solo Vangelo di Giovanni non è semplice risponde re a questa domanda, nonostante alcuni indiretti accenni alla grandezza teologica del Battista emergenti dal Prologo. Ci aiuta il Vangelo di Luca, piuttosto, quando ci racconta di quel “sussulto” (letteralmente “una danza”) che il nascituro Giovanni fece nel grembo materno quando la Madre di Gesù le fece visita, a sua volta in attesa della nascita di Gesù. In quell’episodio è infatti possibile rinvenire una “scossa”, in Giovanni, equivalente ad una liberazione presantificante: la liberazione dalla colpa adamitica, che anch’egli aveva ereditato, e il cui compimento, operato per la grazia della vivente presenza del nascente Gesù nel grembo di Maria, ha prodotto un superamento della soglia comune della conoscenza umana in quanto alle realtà teologiche, donde la capacità successiva del Battista, divenuto adulto, di intendere la figura di Gesù non soltanto in quanto messianica, ma intimamente legata al Padre. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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