«In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo» (Gv 1,51) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 21 agosto 2024:
In questa nostra meditazione, possiamo domandarci questo: se Gesù dicesse a noi oggi, questa sera, che vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo, ebbene, ci interesserebbe davvero? Tolta la dimensione soprannaturale di ciò che Gesù afferma, tolto un iniziale senso di curiosità umana dinanzi a delle parole così trascendenti rispetto alla nostra quotidiana esperienza, tolta ancora l’economia del miracolistico, che ci fa correre a filmare tutto ciò che appare inconsueto, ci interesserebbe ancora ciò che Gesù dice? Il Cielo aperto, gli angeli, il Figlio dell’uomo, sono forse delle cose che oggi, immersi in questa vita mondana, danno interesse ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni? Queste parole Gesù le dice anche a noi, oggi, e non soltanto a quel risicato numero di primi discepoli di tantissimi anni fa. La promessa è valida anche per noi: ma ci interessa ciò che Gesù promette? Il Cielo aperto significa l’esperienza di Dio che svela se stesso nella sua volontà di averci con sé; gli angeli di Dio sono la testimonianza di enti celesti, più nobili dell’uomo per essenza, che glorificano Colui mediante il quale Dio stesso si svela all’uomo come amore infinitamente accogliente. E il Figlio dell’Uomo è Gesù, il Verbo incarnato, che ha compiuto l’opera di salvezza e che ora dimora nei Cieli. Dove, tuttavia, è il nostro coinvolgimento emotivo, la nostra gioia creaturale, nel poter essere un giorno coinvolti in questo mistero di infinito amore? Non preferiamo forse delle promesse molto più materiali, dei doni che umanamente ci diano gloria, successo e mondanità? Se riusciamo a oltrepassare la soglia del fomite umano, se riusciamo a lasciarci trascinare negli abissi di pace e di luce nei quali le promesse di Gesù ci conducono, allora questa promessa che Gesù ci dona non permette più che i problemi e le cose di questo mondo ci atterriscano e ci possiedano, poiché siamo destinati al Cielo, alla signoria eterna di Dio, a beneficiare senza fine dei meriti infiniti che Gesù ci ha acquistato. Cos’è mai il mondo, con tutte le sue finzioni, dinanzi a tutto questo? Chi potrà mai separarci da una simile eredità, se non unicamente noi stessi con la nostra mancanza di fede? Alziamo in alto gli occhi, guardiamo con che perfezione Dio ha creato il mondo e tutte le cose esistenti, persino le meno nobili e le meno visibili. E poi guardiamo a noi stessi, come chiamati ad ereditare Dio in eterno. Cosa mai di questo mondo è preferibile a tutto ciò? Amen.
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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