La differenza nell’offerta del martirio fra Zaccaria, ucciso “nella casa del Signore” (cf. 2Cr 24,20-22) e il giovane Stefano, lapidato fuori dal Tempio (At 7,58)

La differenza nell’offerta del martirio fra Zaccaria, ucciso “nella casa del Signore” (cf. 2Cr 24,20-22) e il giovane Stefano, lapidato fuori dal Tempio (At 7,58): una differenza fondamentale fra il Vecchio e il Nuovo modo di intendere l’amore alla luce di Gesù Cristo

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Tutti conosciamo dal Vangelo di Matteo come Gesù abbia, in una circostanza, evocato il sangue di Zaccaria, “figlio di Barachia”, assieme a quello di Abele e di tutti i martiri venuti dopo di lui, come momento di castigo per la generazione giudaica del suo tempo (cf. Mt 23,35-36). Questo stesso Zaccaria, sulla cui identità ancora oggi non tutti la pensano allo stesso modo, sembra poter essere lo stesso profeta, autore del libro che porta il suo nome. E tuttavia, al di là di questo, nel secondo libro delle Cronache viene detto effettivamente che un certo Zaccaria, “figlio del sacerdote Ieoiada”, venne lapidato “nella casa del Signore”. In questo contesto, il testo sacro riporta come, venendo meno, lo stesso Zaccaria pronunciò una sorta di maledizione contro i suoi uccisori: “Il Signore lo veda e ne chieda conto!”. Anche se morto per una causa giusta e santa e in un luogo santo, difendendo la parola di Dio che egli stesso annunciava, Zaccaria subisce l’ingiusto martirio con un auspicio di vendetta divina nei suoi riguardi contro i suoi uccisori.

Molto diverso da questo epilogo esistenziale, invece, è quello che nell’economia della Nuova Alleanza il martire e diacono Stefano offre come testimonianza obbedienziale al comando di Cristo – in modo sublime – di amare anche i nemici. Morendo sotto i colpi della lapidazione, infatti, Stefano dice: “Signore, non imputar loro questo peccato!” (At 7,60).

Questa differenza notevole, nell’offerta del rispettivo martirio, non dipende solo da una questione di sensibilità personale; essa si pone a livello della differenza stessa fra l’Antica Economia e la Nuova. Nell’Antico Testamento, infatti, sotto il tempo del rigore divino, anche la giustizia viene intesa in modo vendicativo dinanzi ai nemici, ai quali si augura di essere giudicati secondo il male compiuto. Nel Nuovo Testamento, segnato dall’introduzione della misericordia di Cristo, muta questo riferimento al nemico, non perché la Giustizia di Dio subisca dei cambiamenti oggettivi, ma perché nel cuore cristiano si prega affinché essa, anche dinanzi alle opere malvagie, possa mutare l’oggettività del suo corso e divenire misericordia, mediante la conversione dei nemici stessi.

Amen

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