“La parola che ho annunciato lo condannerà nell’ultimo giorno” (Gv 12,48)
(ὁ λόγος ὃν ἐλάλησα ἐκεῖνος κρινεῖ αὐτὸν ἐν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ)
Gesù è il Salvatore, si è incarnato affinché per mezzo suo ci salvassimo e non andassimo perduti. Per questo, con inesorabile costanza, anche ormai vicino alla sua passione, ancora esorta il suo uditorio, insensibile alla sua parola, dicendo: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Ciò non significa affatto che, dicendo questo, Gesù affermi che uno possa fare l’uso che voglia della sua parola, cioè credere o non credere, perché comunque egli si salverà. Piuttosto, Gesù mette in chiaro il senso della sua venuta dal Cielo: salvare gli uomini. Tutti. E tuttavia una condanna rimane, e terribile per quanti non credono in lui: la sua stessa parola. “Non io” – dice dunque Gesù – “che sono venuto come Salvatore, ma la mia stessa parola di salvezza, che voi deridete, umiliate e ripudiate, vi condannerà”. Allo stesso modo in cui, esortandoli inesausto alla fede in lui, Gesù aveva esortato a credere in lui se non altro a motivo delle opere da lui stesso compiute e da tutti contemplate, così ora, dal punto di vista soteriologico, esorta quanti non credono ad una possibile condanna a rendersi conto di come sia quella stessa parola di salvezza, che essi rigettano in piena coscienza, a condannarli: ” Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare” (Gv 12,48-49).
Se teniamo fede alla parola di Gesù, quali che siano le difficoltà, sappiamo di non dover temere alcunché, poiché Dio è con noi.
Amen