La penitenza secondo sant’Agostino

Augustine of Hippo, Great Saint and Humble Sinner| National Catholic  Register

La penitenza secondo sant’Agostino ***

“Non insuperbiamoci quindi, noi che siamo terra e cenere (Cf. Sir 10, 9), finché non sia trascorsa per intero questa notte in cui vagano tutte le bestie della foresta, ruggiscono i leoncelli in cerca di preda, e chiedono a Dio il loro cibo (Sal 103, 21). Chiese questo cibo lo stesso Giobbe, quando disse: La vita umana sulla terra è una prova, e il Signore aggiunse in proposito: Satana ha ottenuto di vagliarvi come il grano (Lc 22, 31). Quale uomo sano di mente non si affliggerebbe? Chi non vorrebbe sottrarvisi con la penitenza? Chi non cercherebbe, chiedendo con tutta umiltà l’aiuto divino, di poter essere esaudito, finché non cessino tutti questi motivi di tentazione e l’ombra del terrestre? E quella luce che non viene mai meno, il giorno sempiterno, illumini anche noi. Metterà in luce i segreti delle tenebre e renderà manifeste le intenzioni dei cuori. Allora ciascuno avrà da Dio la dovuta lode (Cf. 1Cor 4,5).

Se qualcuno poi si gloria di aver signoreggiato il suo corpo così da renderlo crocifisso al mondo per ogni malvagio agire, e di castigarlo riducendo a servitù le sue membra perché il peccato, non obbedendo ai suoi desideri, non regni più nel suo corpo mortale; se venera l’unico vero Dio, senza lasciarsi andare ad alcun rito idolatrico né irretire da culti demoniaci e non accoglie invano il nome del Signore suo Dio; se aspetta con sicura fede la pace eterna e corrisponde ai genitori il dovuto onore; se non si è macchiato di sangue omicida, né imbrattato nella fornicazione, nella frode del furto, nella doppiezza dell’ipocrisia, nella bramosia dei beni o della moglie altrui; se anche nei suoi beni non eccede con il lusso, né inaridisce per l’avarizia, se non è litigioso, né offensivo o maldicente, e vende infine tutti i suoi averi dandone ai poveri il ricavato, se è uno che segue Cristo piantando la radice del suo cuore nel tesoro del cielo, che cosa è possibile aggiungere ad una giustizia così perfetta? Diciamo tuttavia a costui che non se ne vanti. Capisca che tutte queste cose gli sono state date, che non esistono per merito suo. Di quel che ha, che cosa infatti non ha ricevuto? E se l’ha ricevuto, perché se ne mostra orgoglioso come se non l’avesse ricevuto (Cf. 1 Cor 4, 7)? Costui elargisca con giudizio il denaro del Signore: provveda al prossimo come lui stesso sa di essere stato beneficato. Né creda che basti conservare intero quanto ha ricevuto, perché rischia di sentirsi dire: Servo cattivo e infingardo.. . avresti dovuto dare in prestito il mio denaro così io, ritornando, l’avrei ritirato con gli interessi (Cf. Mt 25, 26-30),

e rischia quindi di vedersi privato anche di quello che aveva ricevuto e di venir gettato fuori, nelle tenebre. Se quelli che riescono a conservare integro quello che hanno ricevuto devono temere una tale gravissima pena, quale mai speranza possono avere quelli che lo disperdono in modo empio e scellerato? Se sei occupato nelle cose umane, sii fedele alle tue incombenze, ma per un acquisto spirituale, non materiale; non restare legato agli affari mondani e tuttavia, in quanto devi militare per Dio, non essere pigro e abominevole in un ozio inoperoso. Diano dunque, se possono, tutte le loro elemosine con letizia; sia quando elargiscono qualcosa per il sostentamento materiale dei poveri sia quando, dispensando il pane celeste, costruiscono nel cuore dei credenti fortezze inespugnabili contro l’assalto del demonio. Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9, 7).

Nelle difficoltà non ci si lasci infiacchire dal fastidio di doverle sopportare: è necessario che esse ci siano perché l’uomo sappia di essere solo uomo. Non ci si lasci prendere dalla collera con chi ci affronta con odiosità; con chi, spinto dal bisogno, ci chiede con insistenza fastidiosa; con chi ci chiede aiuto nel suo lavoro, indifferente al fatto che noi si è molto più occupati di lui; con chi infine, reso cieco dall’interesse o dalla sua miserevole ottusità mentale, oppone resistenza ad un discorso di evidente giustizia. Anche nel dare non bisogna oltrepassare la misura del giusto, e nel parlare neppure si parli più di quanto sia necessario soprattutto quando ciò non è necessario. E` vero che sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di pace, che annunziano cose buone (Rm 10, 15). Tuttavia anch’essi, a contatto con la terra asciutta prendono quella polvere che poi, giustamente, viene scossa a condanna di coloro che con volontà cattiva disprezzano questa offerta. Il fatto è che ogni giorno bisogna fare penitenza a causa della mutabilità e dell’ignoranza insita nella vita stessa; ed ancora per quella malizia quotidiana che magari fosse contenuta nella misura della quale è stato detto: A ciascun giorno basta la sua malizia (Mt 6, 34).

Ci viene peraltro comandato di sopportarla e di portarla sino alla fine e di mantenerci fedeli a Dio agendo con fermezza per dare nella sopportazione molto frutto. Ma dobbiamo infine fare penitenza quotidiana anche per la polvere stessa insita nel mondo presente e che aderisce ai piedi dei missionari nei viaggi del loro ministero. I danni possono verificarsi perfino nell’attività così assorbente del ministero. Conceda il Signore che siano ricompensati da maggiori vantaggi […]”.

Amen

*** (Dal discorso n° 351)

 

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