“La salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22) ἡ σωτηρία ἐκ τῶν Ἰουδαίων ἐστίν

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“La salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22)

ἡ σωτηρία ἐκ τῶν Ἰουδαίων ἐστίν

 

Per quanto l’evangelista Giovanni non trattenga – a livello narrativo – un suo personale disappunto nei riguardi dei “Giudei” (che qui virgolettiamo, poiché questo termine in Giovanni esprime vari significati: talvolta gli abitanti della Giudea, talaltra la classe dirigente, talaltra tutto l’Israele del tempo di Gesù, ecc.) – in questa sua esposizione, inserita nel dialogo fra Gesù e la Samaritana, dà un implicito e immenso valore a quegli stessi “Giudei”, poiché è da essi che viene la salvezza.

Il fatto che Gesù stia parlando con una Samaritana – e dunque a suo modo con una “straniera” se con “Giudei” qui si intendono i nativi della Giudea (con tutta la tradizione religiosa ad essi congiunta, molto distinta da quella dei Samaritani) – non relativizza affatto l’intenzione di Giovanni di evidenziare questa specificità “giudaica” delle origini della salvezza. Si tratta piuttosto di evidenziare come l’evangelista voglia dire esplicitamente che il contesto nel quale Dio ha stabilito la salvezza dell’uomo, appartiene ai Giudei e alla loro specifica identità religiosa, al di là della forma contingente con la quale essi stessi la vivano e la applichino. Qui “Giudei” contestualizza, nel pensiero di Giovanni, più una tradizione che non un popolo o un luogo, secondo quanto già annunciato da Isaia: “La legge verrà da Sion e il verbo del Signore da Gerusalemme” (Is 2,3). “Giudei” implica, in tal senso, l’adesione e la continuazione di questa tradizione, il cui compimento si ha nella venuta del Salvatore, Gesù Cristo.

Dicendo che “la salvezza viene dai Giudei”, infatti, Giovanni ha un sottinteso tono “personalistico” di questa salvezza (ἡ σωτηρία), che vede vivente nella Persona del Verbo incarnato: “salvezza” significa in tal senso “il Salvatore”, il “quale viene dai Giudei” nel modo in cui si inserisce nella promessa, nell’attesa, nella tradizione e nella speranza del suo compimento che i Giudei hanno profuso nei secoli e conservato viva ancora al tempo di Gesù. Sant’Agostino, in un suo “Trattato contro i Giudei” (8.11), li esorta polemicamente a riconoscere se stessi nelle parole di Isaia: “È stato condotto a morte per l’iniquità del mio popolo” (Is 53, 8). La salvezza è intrinseca, cioè, allo stesso popolo (nel senso però meno etnico e più religioso) che la ripudia. Gesù davanti alla Samaritana – e con lui Giovanni che scrive il Vangelo – difende l’identità religiosa “giudaica” dalla quale viene il Salvatore, sebbene come dice ancora sant’Agostino, “voi, o Giudei, resistete al Figlio di Dio contro la vostra salvezza” (9.12).

In un certo senso, questa evocazione giovannea della “salvezza che viene dai Giudei” è una tensione drammatica verso gli stessi Giudei, che lo esenta dall’accusa di essere – con il suo Vangelo – piuttosto antigiudaico. “Giudei” è infatti in questo passo di Giovanni l’esplicitazione di una “categoria teologica”, più ancora che non una semplice distinzione etnica da opporre alla donna di Samaria. E nel cuore di questa categoria viene posto il nesso salvifico, il “quid” soteriologico, ossia Gesù Cristo, “re dei Giudei”, che è la salvezza stessa sorta non al di fuori, ma nell’intimità della natura “giudaica”. L’opposizione a Cristo da parte degli stessi Giudei è dunque  molto più grave – alla luce di questo passo giovanneo – di un puro rifiuto umano nei riguardi di un presunto Messia. Se infatti il ripudio di Gesù fosse giunto dalla Samaritana (simbolo di tutta la tradizione religiosa della sua terra), esso non avrebbe avuto la gravità di quello giudaico, oggettivamente avvenuto. “Voi” – dice ancora sant’Agostino – “infierendo contro di lui, avete consumato nell’ignoranza la Pasqua che nell’ignoranza celebrate” (7.10). E ciò nonostante Giovanni evangelista dà la giusta visione delle cose al popolo giudaico, evidenziando, dinanzi ai popoli stranieri – che la Samaritana simboleggia nelle sue contraddizioni e idolatrie – come oggettivamente “la salvezza viene dai Giudei”, indipendentemente da come i Giudei stessi potranno accoglierla e riceverla nei secoli. Amen

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