La tua presenza – di F.G. Silletta ***

La tua presenza – di F.G. Silletta ***

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La tua presenza reale, Gesù, ti chiedo che penetri nella mia coscienza attuale, costantemente, in modo tale che io non mi limiti a dire a me stesso e agli altri: “Gesù è presente”, ma ne sia realmente cosciente, in modo vivo e permanente, e dunque in un modo tangibile, anche se spirituale. La tua presenza sia per me la consapevolezza attiva che “tu sei qui”, non dove ti cercano i miei pensieri, non dove vola la mia fantasia, non dove provo a far salire il mio spirito, né in alto, né a lato, né chissà dove indietro nel tempo e nella mia memoria: no, “tu sei qui”, dove io stesso sono, al punto che non ho alcuna solitudine esistenziale nella permanenza della tua presenza in me stesso. La tua presenza sia in me talmente intensa, a livello di coscienza, da non distinguermi più da te nel mio agire, nel mio umano pensare, nel mio dolore, nel mio sperare. La tua presenza sia come una mano continua che mi accompagna, che io sento stretta alla mia, non immaginaria, non finta, non irreale, ma concreta, umana, di una umanità divina. Se questa è la tua presenza accanto a me, allora non mi sei più soltanto accanto. Se questa è la tua presenza vicino a me, non mi sei più soltanto vicino. Mi sei intimamente unito. Siamo una cosa sola, la mia umanità e tu, Uomo-Dio. In una condizione del genere, chi può mai assalirmi? I miei pensieri? E in che modo, se tu che sei il Pensiero assumi in me ogni autorità pensante? I miei ricordi dolorosi? E come? Se tu sei Memoria eterna, come può una memoria contingente ferirmi ancora? I miei peccati? Ma se tu sei Misericordia senza fine, come possono essi ancora nuocermi, rivendicando qualcosa su di me? Il diavolo? Se tu lo hai vinto e umiliato, e tu sei presente in me, in modo vivo e vero, lui che può mai su di me?

In questa condizione presenziale, tuttavia, tu mi lasci libero. Anche se vieni a coabitarmi, a condividere con me la stessa mia attualità vivente, tu non sei dispotico, ma fratello nella mia esistenza. Non intacchi ciò che da me deve essere generato, secondo una legge che la tua stessa Umanità ha ricevuto come istituita dal Padre e sperimentato in se stessa. E qui giace il mio punto di rischio, la luce archimedea sulla mia possibilità di ritrovarmi da solo. Se infatti la mia libertà non è a te orientata, tutta la mia coscienza viene intaccata da un senso di allontanamento della tua presenza, e l’esito è peggiore di quello che ne deriverebbe se io non ti avessi mai conosciuto. Per questo mi cautelo, e mi cautelo intellettivamente, e di un intelletto a sua volta segnato dalla tua presenza, in virtù della quale tu premunisci la mia stessa libertà da qualsiasi isolamento esistenziale da te. Essendo abitante in me, così intimo a me stesso, sei tu che sapendo il rischio che corro essendo libero ontologicamente, mi ispiri anticipatamente la soluzione di ogni pericolo, e questa soluzione è ancora data dalla tua presenza. Se infatti io non soltanto la contemplo, ma anche la invoco, e non soltanto la invoco, ma la adoro come divina effusione dell’Umanità perfetta convivente con la mia limitata umanità, ecco che anche la mia libertà non diviene, né mai potrà divenire, ragione di scandalo, di separazione da te, e dunque di perdita della verità e della luce. Infatti, sebbene tu non assuefai la mia libertà alla tua volontà, lasciando che io sia io e non tu nella scelta, nella volontà e nell’atto, tuttavia mi premunisci di ogni riparo dall’insidia che questa “esposizione a me stesso”, che è la mia libertà, divenga per me strumento di condanna, nociva alla mia esistenza. E mi avvicini ancor di più alla tua presenza, esponendomi ogni superamento possibile delle conseguenze della mia libera condizione, facendomi allora ancora più intimo a te di quanto non lo sarei se non fossi libero da te, ma a te soggetto in modo dispotico. Libertà è infatti perfetta somiglianza a te, Uomo-Dio, che sei libero come Uomo e libero come Dio. Perfetto secondo entrambe le latitudini ontologiche. Ed io mi integro a questa duplice perfezione nella coscienza libera della tua presenza. Mi salvo in te, nella mia libertà di amarti, e di amarti non di un platonico amore, ma di un amore infinitamente concreto, dove gli amanti si rispecchiano a vicenda, in modo che io mi amo nella tua umano-divinità, e tu mi ami infinitamente in quanto Uomo-Dio.

O Gesù, infondimi davvero questa coscienza della tua presenza reale nella mia vita. Non soltanto l’esserci di qualcuno, ma l’esistenza infusa in qualcuno; non soltanto la percezione di un altro accanto a sé, ma la consapevolezza di una intima convivenza in se stesso di una duplice esistenza, la mia e la tua. O, Gesù! Salvami dal desiderare qualsiasi altra cosa che non sia l’esistere in te, ed il tuo essere in me. Amen

 

*** F.G. Silletta – Collana Teologia

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam

Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino

 

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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