La vanità di tutte le “religioni” che non contemplano un Dio, e un Dio incarnato e Salvatore

La vanità di tutte le “religioni” che non contemplano un Dio, e un Dio incarnato e Salvatore:

Già al tempo di Gesù, il legame con la cultura greca e quella romana aveva importato – sebbene non in termini egemoni – degli elementi “spuri” rispetto alla fede ebraica, legata alla legge di Mosè. Uno di questi elementi, ad esempio, era il credere nella reincarnazione delle anime, che si era a suo modo inserito anche nei convincimenti religiosi di alcuni rabbini contemporanei di Gesù. Con la sua resurrezione e con la predicazione apostolica incentrata su di essa, Gesù ha risposto secondo Verità a quanti, anche fra gli scribi del suo tempo, ammettevano la possibilità della reincarnazione delle anime. Altri, invece, eredi di un aristotelismo a sua volta “spurio”, negavano che l’anima fosse immortale e altri ancora, inversamente a questi, ammettevano l’immortalità dell’anima, ma non che questa potesse tornare a riunirsi al corpo risuscitato. Una certa influenza pagana, poi, non concepiva nemmeno l’esistenza di un’anima, come “atto” spirituale distinto e vivificante il corpo. L’insegnamento di Gesù e dei suoi Apostoli è stato eloquente in tal senso, ma nei secoli questi elementi sopraccitati, commisti a molti altri di volta in volta nascenti, hanno contaminato l’insegnamento evangelico, semplice e chiaro in proposito, e lo hanno diluito in molte commiste “verità”, da cui poi sono progressivamente sorte prima delle semplici “aporie” intestine al Cristianesimo, poi vere e proprie dottrine, con uno statuto fondamentalmente distinto da quello, e infine delle ormai inevitabili “nuove religioni”, del tutto distanti a livello di contenuto dall’originario insegnamento di Gesù Cristo e dopo di lui della tradizione apostolica. Distanziandosi progressivamente dalla parola di Cristo, queste nuove entità di fede hanno perduto, nel loro nucleo religioso, l’idea stessa di Dio – e di Dio creatore – come pure quella dell’incarnazione del Verbo di Dio e del valore salvifico di questa incarnazione. L’anima stessa, seppure non negata nella sua esistenza, non è più concepita come frutto della divina volontà in ogni singolo uomo, ma come fluente riproporsi di se stessa in distinte soggettività umane. L’uomo non necessita più di una “redenzione” da parte di Dio, poiché, alienando Dio stesso dall’esperienza umana, è l’uomo stesso, con le sue sole forze, ad ottenersi questa redenzione. La catarsi purificatrice non è a sua volta intesa come prerogativa di Dio sull’uomo, ma viene concepita secondo modalità “naturali”, ormai orfane di Dio e del sangue di Gesù Cristo, che conducono l’uomo stesso a credere in determinati “misteri”, di cui da se stesso elabora la struttura e il metodo da seguire, piuttosto che non nella trascendente Verità, estrinseca all’uomo ed avente solo in Dio la sua ontologia. Bene ha detto Papa Francesco nel suo appello contro queste derive neo-pelagiane e neo-gnostiche, nelle quali non ci si appella più alla grazia di Dio, ma alla potenza dell’uomo, miseramente concepito come unico “salvatore” di se stesso. Ogni deriva ideologica, tuttavia, se non viene arrestata, non può che generare derive più grandi, a loro modo inarrestabili: se a suo tempo alcuni elementi ideologici, provenienti dalla cultura greca e da quella romana, hanno destabilizzato l’unità storica della fede ebraica, così oggi molti elementi “impuri”, provenienti dalle culture mondane, stanno contaminando l’unità, semplice e perfetta, della fede Cristiana. Il Vangelo, tuttavia, non si può capovolgere nella sua palese significazione e Gesù Cristo, nel suo insegnamento semplice e chiaro, non può essere alterato da commistioni di sorta. Amen.

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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