L’amore di Gesù, che sorprende l’intelletto, che dimentica il peccato, che ferma il tempo e non abbandona mai l’amato

L’amore di Gesù, che sorprende l’intelletto, che dimentica il peccato, che ferma il tempo e non abbandona mai l’amato

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Non ti avessimo mai offeso, Gesù, tutta la nostra vita sarebbe diversa. Ma come facciamo ad immaginare ora, che tutta questa vita è già passata, ciò che essa poteva essere stata? E come facciamo a pensarci diversi da ciò che siamo adesso, essendo, proprio “adesso”, in comunione con te? Se siamo in comunione con te, abbiamo già tutto ciò che ci occorre per star bene e salvarci: come possiamo allora pensare a qualcosa che, se non fosse stato, ci avrebbe dato un esito di vita migliore, se l’esito di vita che attualmente abbiamo sei tu stesso, ossia la miglior cosa possibile? Ci pentiamo dei peccati passati, li detestiamo, e tuttavia sappiamo che adesso siamo qui con te. E se diciamo: “Gesù, non ci fossero stati tutti quei fallimenti, cosa saremmo adesso?”, in un certo senso dobbiamo al contempo dire: “Con tutti quei fallimenti adesso abbiamo Gesù pienamente”, e dunque contraddire la nostra accusa. E tuttavia i peccati sono ugualmente pesanti da pensare, da ricordare, da accettare. Cosa sarebbe stata la nostra vita senza quelli, evidentemente non sappiamo dirlo, quantomeno da un punto di vista dell’esito, dal momento che l’esito presente è Gesù, e dunque il bene. Però possiamo dire ugualmente, e continuamente, e di una continuità che non annoia né noi nel dirla, né Gesù nell’ascoltarla: “Perdonaci! Gesù, abbi pietà dei nostri peccati!”. Oh, questo, fin quando avremo un respiro, lo diremo continuamente. I peccati sono separazioni tanto inspiegabili quanto orrende dalla Verità e dall’Amore di Gesù. Costringono Colui che è tutto amore e perdono, tutta luce e sapienza, a stare lontano da chi vorrebbe continuamente abbracciare, aiutare, sostenere, illuminare e amare. Lo tengono via. E per che cosa? Nulla che valga una infinitesima parte dell’amore di Gesù. E ciò nonostante possiamo adesso specchiarci ugualmente nel volto di Gesù, anche se immeritevoli di tutto e accolti da lui unicamente per la sua grazia, e in questo rispecchiamento, Gesù, che è infinita misericordia, non ci impone di guardare coloro che eravamo, ma coloro che siamo, e che siamo oggi con lui, non ieri da lui lontani. Dunque si torna un’altra volta alla questione dell’esito: Gesù è presente, nonostante tutto. E dunque? Cosa teorizzare relativamente ad una vita che poteva essere andata diversamente senza il peccato? Certo questo: il peccato – almeno in quel modo – non ci sarebbe stato; ma l’esito, chi dice che non potesse essere peggiore di quello attuale? Quale “esito” di una vita, infatti, può mai non essere peggiore di un esito che ha Gesù come realtà vivente nel cuore, nella mente e nello spirito? Forse che sia inutile pentirsi o deplorare una vita piena di peccati, dal momento che poi “alla fine” si è trovata lo stesso – e intensamente – la via di Gesù? Ma questo significa dare “lode” al peccato, cosa che non si deve mai fare. Forse la cosa migliore è quella di lasciare che sia Gesù stesso a misurare tutta la nostra esistenza, quella di ieri e quella di oggi. Noi non ne siamo capaci pienamente. L’accusatore, infatti, insinua cose molto distorte, si intromette nei pensieri e finiamo con il perderci. Lasciamo che Gesù compia lui questa valutazione di noi stessi. Noi soltanto stringiamoci a lui, e benediciamolo, continuamente dicendo: “Benedetto sei tu, Salvezza nostra!”. 

Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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