Le beatitudini di Matteo 5,3-10 e l’ermeneutica della Valtorta, più simile a quella degli ebrei che non a quella di certi esegeti cattolici ***
Le beatitudini le conosciamo più o meno tutti. Spesso, tuttavia, ci dimentichiamo che Gesù sia vissuto fra gli ebrei e che alla cultura ebraica la sua linguistica, la sua comunicazione e il suo modo di porsi si sono storicamente adeguati. Ciò vale anche nel pronunciamento delle beatitudini. Gli ebrei che traducono nella loro lingua il Vangelo greco di Matteo, intendono in un modo molto distinto quel “Beati voi…”, rispetto a noi, latini, che a nostra volta siamo traduttori nella nostra lingua di quel medesimo Vangelo. Gli ebrei esaltano infatti la beatitudine del poter essere in una certa condizione piuttosto che in un’altra, del rinunciare a certe tipologie di atti e a compierne degli altri, dicendo: “Oh, quale beatitudine se…”. In tal senso, l’elencazione delle Beatitudini proposta da Matteo diviene molto più evocativa, avvincente e meno stereotipata e lineare di quella classicamente intesa. L’afflato è tutto proteso nella presa di coscienza della vera beatitudine che Gesù ci consegna: essere così, piuttosto che non così. Allo stesso modo di questa interpretazione ebraica, la Valtorta intende le Beatitudini di Matteo con uno spirito misericordioso ed entusiasmante: “Non diciamo” – ella scrive – “guai a me se non farò questo, rimanendo tremanti in attesa di peccare, ma diciamo: beato me se farò questo, e con slancio di soprannaturale gioia, lanciamoci verso queste beatitudini“. L’elenco matteano delle Beatitudini viene dunque inteso valtortianamente così:
“Beato me se sarò povero in spirito… beato me se sarò mite… ecc”. Non si tratta di un mutamento indebito del Vangelo di Matteo, poiché lo stesso Matteo, nel redigere le Beatitudini, si differenzia molto, nello stile, dall’altro Evangelista che le propone, cioè Luca, ed entrambi sono dei redattori, non degli esatti espositori della parola stessa di Gesù. Nella sostanza nulla cambia, ma nella forma si percepisce una comprensione meno omologata e più gioiosa, più stimolante a seguire lo zelo beato della causa di Gesù in questa vita umana. Amen
*** CIPREL – Centro Internazionale di Preghiera Laicale – Ispirato agli scritti di Maria Valtorta
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