Lo stupendo capitolo 1 del libro della Sapienza

Lo stupendo capitolo 1 del libro della Sapienza, dove Gesù, che è Sapienza eterna del Padre, parla all’uomo di ogni tempo, pur essendo da molti inascoltato. Vediamo alcuni dettagli:

God's World

Il primo versetto, cioè l’inizio assoluto del libro, è un’esortazione a quanti “giudicano sulla terra” ad amare la giustizia e a “pensare rettamente del Signore”. Letto in modo unilaterale, questo versetto sembra riferibile solo ai capi delle nazioni; ma se ci pensiamo bene, ognuno di noi, nella sua condotta, è chiamato a giudicare la terra, cioè a “governarla”, e dunque l’esortazione diviene condivisibile da tutti. Il testo greco dei Settanta, che traduce l’ebraico, ci lascia questa possibilità di espansione ermeneutica, dicendo: Ἀγαπήσατε δικαιοσύνην οἱ κρίνοντες τὴν γῆν.

Ma il testo prosegue dolcissimo, sovraccarico di momenti parenetici e di esortazioni miste a rivelazioni, del tipo:

– Dio si lascia trovare da quanti non lo tentano

– I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;

l’onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti.

Se pensiamo a quante volte “tentiamo” Dio con i nostri ragionamenti, chiedendo delle prove “umane” della sua esistenza onnipotente, possiamo capire dove miri l’autore ispirato. Ma vi è poi quel momento bellissimo nel quale si rivela come la Sapienza non possa prendere dimora in un corpo schiavo del peccato (v. 4). Questo versetto ci fa pensare all’incarnazione di Gesù, che non avrebbe mai potuto dimorare in Maria, nel suo corpo umano, se esso fosse stato segnato dalla Colpa di Adamo: “ἐν σώματι κατάχρεῳ ἁμαρτίας”.

Stupendo è anche il seguito, che ci consola ed illumina dinanzi a tante umane ingiustizie. Il testo infatti dice che Dio “sta lontano dai discorsi insensati, è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia” (v. 5), e soprattutto ci viene rivelato come la Sapienza di Dio sia amica dell’uomo, ne ascolti il cuore e ascolta le parole della sua bocca (τῆς γλώσσης ἀκουστής, v. 6).

Tutto, dell’umano linguaggio, giunge al divino ascolto della Sapienza, nulla sfugge ad essa. Così è tanto di più delle vane mormorazioni e della maldicenza, che “provocano la morte con gli errori della vostra vita”.

Il fine è opporre l’uomo che si autoflagella, gettandosi nella morte con la sua condotta cattiva, alla volontà di Dio, che qui ci viene straordinariamente rivelato come abbia creato l’uomo per l’immortalità, perché la giustizia è immortale (v. 15: δικαιοσύνη γὰρ ἀθάνατός ἐστιν).

Ma dinanzi a questo dono, nel quale tutto è creato per l’esistenza (v. 14), l’uomo può inspiegabilmente fare alleanza con la morte, scegliendo il male come fine della sua stessa esistenza.

Il linguaggio è stupendo, l’insegnamento elevato, il metodo eloquente, il ritmo dolcissimo.

Amen

 

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Pubblicato da lacasadimiriam

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