L’umanità di san Giuseppe – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 18 gennaio 2023

L’umanità di san Giuseppe – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 18 gennaio 2023

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A te, Giuseppe santo, volgiamo la nostra meditazione, questa sera, come uomini alla ricerca del consiglio spirituale di un uomo, tu, che per quanto giusto e santo, per quanto puro e onesto, sei stato infine pur sempre un uomo, come noi, anche tu figlio di Adamo, sebbene sposo della più santa delle donne, l’Immacolata Vergine Maria, e addirittura degno di una paternità, seppure non secondo la natura umana, del Figlio di Dio incarnato, il Signore Gesù. Per questo ti invochiamo con ancora maggiore zelo, sentendoti maggiormente vicino a noi e alla nostra umana esperienza. Lascia che possiamo, quindi, portare le nostre invocazioni, unitamente alla nostra richiesta di aiuto. Tu stesso, infatti, senza l’aiuto del Cielo, nonostante tutta la tua umana disposizione alla bontà e alla vita secondo Dio – che pure sono doni del Cielo – non avresti mai potuto riuscire a portare a termine tutti i prodigi che hai compiuto, per il bene non solo della tua santa Famiglia, ma di tutta la cristianità a venire, compresi noi, che siamo pietre vive della Chiesa presente. In molti modi, infatti, la grazia ti ha donato una luce straordinaria, molto più che semplicemente “indicativa”, rispetto al consiglio divino su come comportarti in determinate occasioni, difficoltose e stringenti, che hanno costernato la tua vita di uomo e di sposo e insidiato l’esistenza della tua Sposa e del bambino Gesù. Se è vero che la grazia tanto più dispensa i suoi aiuti, quanto di più uno li merita e li invoca, è anche vero che noi, così miseri e incostanti dinanzi alla tua fortezza spirituale, possiamo appellarci alla tua umanità, pur sempre tale e per questo limitata, anche dinanzi all’evidenza dell’azione della grazia. Cosa mai avresti fatto, infatti, se Dio non avesse inviato il suo angelo a svelarti il mistero di Maria, del concepimento soprannaturale del Salvatore e della ragione ultima di quel suo essere incinta a tua insaputa? Anche nella tua insindacabile giustizia, avresti umanamente preso una via sbagliata di decisione, sebbene la più santa fra le possibili: lasciarla. La santità di Maria, del resto, le ha imposto il silenzio su quanto la coinvolgeva così direttamente, lasciando che i segreti di Dio li spiegasse a te Dio stesso, come ha fatto mediante l’angelo, e dunque non difendendo se stessa dal tuo umano sospetto circa il suo essere in attesa di un figlio. Ecco dunque che la tua santità è stata illuminata da un aiuto assolutamente più grande di te e della tua possibile, umana comprensione delle cose, rivelandoti come colui che doveva nascere dalla tua sposa era lo stesso Figlio di Dio, e che il suo concepimento era opera dello Spirito Santo. Ora ti supplichiamo: per quella luce di grazia che ha illuminato i tuoi dubbi e sostenuto la tua amarezza, abbi compassione delle profonde ferite della nostra esistenza, non sempre meritevoli di un intervento di grazia illuminante, come tu lo hai meritato. Sostienici dinanzi agli eventi o alle situazioni che ci paiono impossibili da risolvere, e sii tu mediatore di grazia per noi. Anche dinanzi all’insidia diabolica dell’infanticidio di Betlemme, del quale tu umanamente non potevi sospettare alcunché, tu hai ricevuto una potentissima luce di grazia, che ti ha illuminato su come salvare la vita del bambino Gesù da una sciagura inevitabile. Un angelo ti ha rivelato che cosa doveva accadere e che cosa fare, e tu, solo alla luce di questa rivelazione, hai mosso la tua umanità all’obbedienza immediata e, fattoti carico dei pochi beni con i quali, con la tua sposa, risiedevi a Betlemme, sei immediatamente fuggito in Egitto, lontano dalla follia di Erode, e hai salvato la vita di Gesù e di sua madre. E tuttavia noi vogliamo ora invocare ancora la tua così evidente “umanità”, anche dinanzi a questo evento di salvezza, sebbene molte e innocenti siano state comunque le vittime di quella notte infanticida. Senza la rivelazione angelica, infatti, tu non avresti potuto nulla. Ti domandiamo per questo che anche noi – nella nostra miseria esistenziale – possiamo ricevere una luce di grazia per poter a nostra volta elevare noi stessi oltre il nostro limite umano e fuggire dal male che ci insegue o che si presenta all’orizzonte. Fuggire nella grazia, non nel peccato. Aiuta anche noi a “raccogliere” tutti i nostri beni e, se è il caso, a rinunciare a qualcuno di essi – come tu hai rinunciato alla tua terra, al tuo lavoro, ai tuoi affetti, per fuggire in Egitto, mettendo al primo posto la vita di Gesù. Possa tu mediare per noi, affinché sempre un angelo di Dio possa sostenerci nelle prove della vita, in modo speciale in quelle che ci impongono di fuggire via perché perseguitati da qualcosa o da qualcuno, anche se è solo una fuga di un tempo e non definitiva. E ancora vogliamo adesso meditare te, Giuseppe santo, nella tua permanenza in Egitto e nel tuo ritorno, dopo qualche anno, nella tua patria, con la tua famiglia. Tu hai saputo adattarti anche in una terra straniera, con abitudini sociali e religiose radicalmente distinte da quelle di Israele. Una terra che nella storia antica è stata profondamente nemica del tuo popolo. Ma che cosa avresti mai fatto, o santo uomo Giuseppe, se con te non avesse dimorato la santa Eletta di Dio, sede della Sapienza, e ancor di più la Sapienza stessa incarnata nell’infante Gesù? Quale – anche se mediocre – occasione di lavoro o di sostentamento, di domicilio e di esistenza avresti mai rinvenuto in quel luogo così inospitale per te israelita? E quando mai, e in quale modo, avresti – soltanto “umanamente” – saputo di poter volgerti indietro, tornando nella tua terra, senza tuttavia rincasare nuovamente a Betlemme ma salendo fino a Nazareth, onde evitare l’eredità più ambigua ancora del figlio di Erode suo successore? In che modo, “umanamente”, ti saresti comportato? Ecco ancora una volta un angelo, il medesimo delle volte precedenti, ad illuminare il tuo limite di uomo: la rivelazione della via da seguire per non incappare in pericoli vari e non toccare l’incolumità della tua sposa e del Bambino. Aiutaci, dunque, affinché anche noi possiamo beneficiare, nell’umiltà e nelle nostre piccole penitenze, di una luce di grazia che ci indichi la via da seguire, la strada giusta da prendere, l’itinerario da seguire quando innanzi a noi si intrecciano molteplici destinazioni e la nostra mente, da sola, non basta ad orientarci. Per la tua umanità illuminata dalla grazia, possa tu mediare per noi, affinché il Sole invincibile, che hai avuto con te, ci doni la medesima luce di indicazione e di sostegno. Noi vogliamo meditare ancora, Giuseppe santo, sulla tua umiltà e purezza, ma anche sulla tua capacità di silenzio dinanzi alle situazioni che, teologicamente, sorpassavano la tua immediata capacità di comprensione e di interpretazione, e che solo il dono di quella presenza sponsale così sana ed immacolata, tanto vicina e unita a te, cioè quella della Vergine Maria, ha illuminato a tuo favore. Quando dopo quaranta giorni dalla sua nascita, Gesù è stato preso tra le braccia del profetico Simeone, quest’ultimo ha annunciato sia al tuo “Bimbo”, che alla tua Sposa, grandi dolori e contraddizioni future. Tu umanamente non potevi capire, da solo, il senso di quella “spada che trafiggerà l’anima” della tua Sposa, né la ragione ultima delle parole di Simeone al tuo Bambino. E tuttavia hai taciuto, attendendo che la grazia stessa illuminasse ancora la tua incomprensione umana delle cose. E hai lasciato che la santità della tua Sposa, illuminata e illuminante, meditasse nel segreto del suo cuore quegli annunci profetici così teologicamente veri e futuri. Aiutaci, dunque, a non avere fretta nella spiegazione delle cose che sorprendono anche la nostra umana intelligenza, che talvolta la inquinano o la confondono, e paiono senza spiegazione. Affida noi stessi alla tua Sposa, che tutto sa nella sua pienezza di grazia, e confida a lei la nostra supplica di aiuto. Così quando molti anni dopo ti sei trovato nuovamente coinvolto – senza una tua volontà personale – in un evento prodigioso, come quello del tuo Bambino Gesù rimasto al Tempio, a insaputa tua e della madre di lui, a discutere con i Dottori della Legge, tu non hai detto parola, non hai fatto il genitore nel senso paterno e autoritario del termine, poiché la tua umanità si è trovata sopraffatta dal mistero della grazia, e ti sei umanamente appoggiato alla sapienza della tua Sposa, che sebbene stupita di quell’evento, in cuor suo, a differenza tua, ne intuiva il mistero. Lascia dunque che la nostra umanità possa in te trovare uno scioglimento delle situazioni che ci appaiono annodate, difficoltose, insolubili: media per noi, santo papà della terra del nostro Salvatore, affinché non cadiamo nello sconforto e nella desolazione dinanzi a tutto ciò che ci sorprende – spesso negativamente – nella nostra umana esistenza e ci lascia in una condizione di amarezza e di dolore. Tu sei Santo, Giuseppe, lo sei stato da sempre – poiché la divina grazia non prende dimora in un modo così intimo in un cuore che non sia santo e puro – e lo sei stato per tutta la tua esistenza, fino al giorno glorioso – anche se doloroso per i tuoi familiari – del tuo transito alla vita celeste. E tuttavia, anche se immensa, la tua santità è stata sempre una santità dell’uomo, non dell’angelo o dell’esente dalla Colpa. Tu sei così unito alla nostra condizione umana in modo sublime, sorpassandoci tutti più nell’esempio morale e volitivo di adesione alla divina volontà che non in quello dell’umana natura. Tanto più possiamo invocarti, oggi, in modo speciale, sapendo quanto Satana detesti questa tua così umana santità, quanto tema la tua fortezza dinanzi alle sue insidie e quanto disprezzi la tua indomita purezza. Tu infatti hai saputo chiudere la tua santa anima entro una santa carne senza che mai quest’ultima invadesse il candore e l’elevazione a Dio della prima. Benedici, dunque, per questa tua intima vicinanza al Salvatore e alla Vergine Maria anche la nostra carne, liberandola dalle prigionie che spesso la avvolgono e con le quali tende a coinvolgere nel medesimo legame anche la purezza e la libertà dell’anima. E come tu sei passato al Cielo senza alcun abbandono dell’Eletta Famiglia, avendo vicino il Figlio di Dio incarnato e la stessa Madre di Dio, concedi anche a noi di fare memoria della transitorietà di questa nostra esistenza, del superamento possibile di tutte le prove della vita e della destinazione finale unicamente in Dio del nostro cammino esistenziale. Aiutaci, Giuseppe santo! Amen

Testo di F.G. Silletta –

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Pubblicato da lacasadimiriam

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