Medjugorje come Padre Pio

MEDJUGORJE COME PADRE PIO:

dall’Epistolario Primo:

“I richiami di Roma si succedono gli uni agli altri. Il Santo Offizio con decreto 31 maggio 1923 dichiara che, previa una inchiesta a riguardo, “non consta della soprannaturalità dei fatti attribuiti a padre Pio ed esorta i fedeli a conformarsi nel loro modo di agire a questa dichiarazione”. La stessa esortazione fu ripetuta il 24 luglio dell’anno seguente 1924, il 23 aprile e 11 luglio 1926.
Inoltre viene imposto a padre Pio di non celebrare la messa in pubblico, ma privatamente senza assistenza di nessun estraneo in una cappella interna del convento; e così fece il 25 giugno 1923, ma dal giorno dopo i superiori lo fecero scendere di nuovo a celebrare in chiesa, causa una pericolosa reazione
popolare agli ordini dati.
La situazione però si complica a causa dei fattori esterni, cui si alludeva prima, e nel 1927, dal 26 marzo al 5 aprile, monsignor Felice Bevilacqua compie una visita apostolica a San Giovanni Rotondo, e lo stesso fa nel luglio dell’anno seguente monsignor Bruno, sottosegretario della Congregazione del Concilio. Poi il 23 maggio 1931, il Santo Offizio commette al generale dell’ordine l’esecuzione del decreto approvato il 13 dello stesso mese, cioè che “padre Pio venga privato di ogni esercizio di ministero, eccetto la santa messa, che può celebrare soltanto nella cappella interna del convento e privatamente”.
Dal 25 maggio 1931 il convento di San Giovanni Rotondo passa alla diretta dipendenza del superiore generale.
Durante questo doloroso periodo, nonostante il rumore suscitato intorno a lui, padre Pio persevera in solitudine, preghiera e sofferenza, sottomesso sempre fiduciosamente, anche se dolorosamente, al volere dei superiori immediati e
mediati […]”
(a cura di M. da Pobladura e A. da Ripabottoni, Ed. Padre Pio da Pietrelcina, S. Giovanni Rotondo 1995, pp. 7-8).

E POI DOPO TUTTI A SANTIFICARE E A PRENDERE COME MODELLI DI FEDE, come quelli che prima uccidono e dopo costruiscono i sepolcri.

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