Michele, il “gran principe” degli ultimi tempi (cf. Dn 12,1)
Questo titolo dato a Michele lo deriviamo dal testo di Daniele, al capitolo 12, versetto 1. Egli è “colui che vigila sui figli del tuo popolo”, cioè Israele. Un tempo “di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni”, viene evocato come futuro e inevitabile. Tuttavia, si può confondere questa profezia a seconda di come essa venga letta. L’introduzione, infatti, dice “in quel tempo”. Questo tempo, se uno legge con continuità il testo di Daniele, può apparire come “quel tempo” successivo a quanto narrato in precedenza, cioè il tempo tremendo per Israele offeso e blasfemizzato dal folle re Antioco IV Epifane (detto appunto “Epimane” per la sua pazzia), ossia il tempo del secondo secolo avanti Cristo. Tuttavia, “il tempo” in oggetto, “quel tempo” in cui Michele sorgerà, non può essere quello contestualizzato da ciò che precede il capitolo 12, dove Michele compare e viene evocato. Dobbiamo sapere come il corso delle visioni e delle profezie non segua un ordine testuale rigoroso e temporale, come se ogni evento narrato succedesse il precedente. L’evocazione di Michele si riferisce evidentemente ad un tempo molto successivo a quello di Antioco IV, un tempo “finale”, segnato dal caos spirituale, dalla confusione morale e dall’angoscia interiore. Il tempo, in sintesi, “ultimo” della storia umana, dove l’ultimità è data da eventi epocali che espongono alla fine tutto ciò che li ha preceduti. Questo tempo viene evocato a suo modo anche dall’Evangelista Matteo (cf. Mt 24,21s). Questo è il tempo della grande persecuzione dei santi, il tempo dell’unificazione nella lotta dell’unica Chiesa di Cristo, il tempo del giudizio stesso di Dio sul mondo. L’arcangelo Gabriele profetizza qui a Daniele, con parole simili a quelle di Gesù che Giovanni Evangelista pone nel capitolo 5 del suo Vangelo: “Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (12,2-3).
Michele avrà un ruolo fondamentale in tutto ciò che precede, a livello di immediatezza storica, questo esito di giudizio divino. Egli è il difensore della Chiesa, l’aiuto dei santi, il sostegno dei perseguitati, la luce dei fedeli, la speranza degli oppressi, “il gran principe”, insomma. Ossia tutto, tranne che una misera figura simbolica o un’invenzione umana o letteraria. Per sostenere il suo popolo nella battaglia ultima contro le forze del male, Dio invia il capo dei suoi Angeli, il conoscitore dei piani divini, il vincitore del Maligno, il servo della Regina degli Angeli e lo pone a difesa del suo popolo. A noi invocarlo, a noi domandargli aiuto, a noi chiedergli soccorso contro le insidie diaboliche, che non prevarranno mai sui santi di Cristo. Amen
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