Neemia 9,33-36

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Neemia 9,33-36: (Stupisce in Neemia – ed è uno stupore positivo – quante volte nel testo Neemia riconosca non solo le colpe del suo popolo davanti a Dio, ma ponga se stesso in questo contesto colpevole. Uomo onesto – ad esempio egli dice di non aver mai fatto valere i suoi diritti economici di governatore sugli altri -, Neemia non si dissocia in nulla da ciò che di male – nel popolo di Israele – egli evidenzia. Anzi, talvolta è lui stesso il portavoce davanti a Dio dell’iniquità passata di Israele. Un vero “mediatore”, sebbene non fosse egli né sacerdote, né profeta – Il testo:

33Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà. 34I nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti con i quali tu li scongiuravi. 35Essi mentre godevano del loro regno, del grande benessere che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro azioni malvagie. 36Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. I suoi prodotti abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro piacere, e noi siamo in grande angoscia”.

Amen
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