“Nessuna parola può dare la vita a uno che per sé elegge la morte”

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“Nessuna parola può dare la vita a uno che per sé elegge la morte”
(M. Valtorta, L’Evangelo, CEV, Volume 5, Capitolo 355, n. 4, 9 dicembre 1945)

Queste parole le dice Gesù – nell’opera valtortiana – alla figlia di Giairo (quella che Gesù ha risuscitato), la quale lo vede mesto e solo e lo invita a parlare nella sinagoga di Cafarnao. La giovane evoca a Gesù il miracolo che egli stesso compì su di lei, e ora gli indica quanti “morti” spirituali stanno entrando nella sinagoga senza che Gesù – che è la Vita – vi prenda parte. Gesù le risponde che se lei ha meritato il suo dono di risurrezione, quei “morti” che vanno nella sinagoga di Cafarnao non la meritano, poiché non la vogliono. Oggi la prima lettura della Santa Messa ci ha evocato il passo di Ezechiele nel quale Dio dona vita, inviando il suo stesso Spirito, a moltitudini di ossa inaridite. Il testo, non semplice nella sua interpretazione, pone tuttavia questo quesito: se uno non vuole la Vita, come può mai Dio stesso donargliela? Se uno non vuole che il suo spirito umano “nasca di nuovo”, come dice Giovanni nel dialogo di Gesù con Nicodemo, chi mai gli permetterà di risorgere? Ciò che non si vuole dinanzi a Dio, Dio non ce lo impone mai, fosse anche la vita eterna.

Amen
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