“Non abbiamo alcun potere contro la Verità, ma per la Verità” – (ou gar dynametha ti kata tēs alētheias, alla hyper tēs alētheias) (2Cor 13,8)

“Non abbiamo alcun potere contro la Verità, ma per la Verità” – (ou gar dynametha ti kata tēs alētheias, alla hyper tēs alētheias) (2Cor 13,8)

San Paolo usa delle tecniche linguistiche talvolta efficacissime e molto stilizzate. In questo caso, ponendo “la Verità” quale oggetto di analisi, pone in evidenza come non sia concesso ad alcuno di contendere con essa (opposizione polare), ma di tendere ad essa, cioè di servirla. Ed essendo che, come egli dice ai Corinzi in vista della sua terza visita a loro, ivi esistono dei recidivi nel peccato senza alcun pentimento, Paolo afferma di preferire di essere umiliato (in quanto testimone chiamato a “provare” quei peccati), piuttosto che non riconosciuto con delle prove oggettive. In pratica, questo è un modo di leggere la speranza paolina che, mediante il ravvedimento, “noi restiamo senza prova” dinanzi al peccato (2Cor 13,7). Egli, cioè, preferisce essere “debole” (nel suo dover ammonire i Corinzi con prove oggettive di colpa), piuttosto che forte, lasciando che siano essi stessi “i forti”, cioè coloro che hanno acquisito la forza stessa della conversione autentica a Cristo. Questa tecnica comunicativa Paolo la usa altrove per evidenziare come egli preferisca essere “anatema”, se ciò implica la benedizione dei suoi. E dunque donare se stesso alla causa della salvezza degli altri.

Affidiamoci all’insegnamento di san Paolo anche noi, affinché ci poniamo dinanzi alla Verità con spirito di servizio e non di contesa. Amen

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