“Non profetizzate riguardo a queste cose” (Michea 2,6) – Chi ha il cuore colpevole, non vuole sentire gli oracoli di Dio – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 10 maggio 2023
I concittadini di Michea, profeta di Moreset, si oppongono alla natura inquietante delle sue profezie (quando esse prefigurano il castigo esilico, cf.1,16). Per questo esortano il profeta a non profetare più. Verrebbe da rispondere, con san Paolo, che la parola di Dio non è incatenata, e che non si possono voler sentire solo le cose che piacciono, ma anche ciò che dispiace a Dio mediante il suo portavoce. Infatti il profeta si difende, dicendo che in se stesse le parole di Dio sono sempre di bontà per chi è buono con lui: “Non sono forse benefiche le sue parole, per chi cammina con rettitudine?” (Mi 2,7c).
Tuttavia il fastidio dipende da chi ha il cuore colpevole, da quanti sono usurpatori di campi e di case e dell’eredità altrui (2,2), di quanti esigono una veste da chi è senza mantello (2,8), da quanti tolgono ai bambini l’onore di figli di Dio (2,9) e alle donne la loro dignità (ivi), da quanti meditano il male e tramano l’iniquità (2,1). Tutte queste persone, dice Michea, se venisse un “profeta di vino e di ebbrezza”, lo accoglierebbero come vero profeta (cf. 2,11).
Questo concetto ci evoca quanto Gesù stesso disse riguardo al fatto che Egli, inviato dal Padre, non è stato accolto, ma se uno fosse venuto nel proprio nome, lo avrebbero accolto.
Michea non teme il disappunto della gente e continua a profetizzare secondo verità e giustizia, per non scadere nell’ipocrisia di quei profeti che, se qualcuno dà loro qualcosa da mangiare, profetizzano la pace e la salvezza, se no la divisione (cf. Mi 35).
Michea non usa complimenti con questi pseudo-profeti, poiché il sole tramonterà su di essi e saranno dolori per loro (cf. Mi 3,6). Essi infatti “si copriranno il labbro, perché non avranno risposta da Dio” (cf. Mi 3,7).