“Non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato” (Col 1,23)
Dopo aver cantato l’inno del Figlio Immagine del Padre, nel quale e in vista del quale tutte le cose sono state create, Paolo per la seconda volta in pochi versetti evoca ai Colossesi la speranza cristiana, nella sua natura infallibile. La prima volta l’aveva evocata dicendo che essa “vi attende nei cieli”, espressione da non fraintendere come se la speranza non fosse una realtà che si vive qui, ma nei cieli (cf. 1,4a). Piuttosto, è nei cieli l’esito della speranza che qui si istituisce nel Cristo, e che non ha possibilità d’illusione o di amarezza. Paolo associa questa speranza alla conoscenza del Vangelo, che nel caso dei Colossesi egli afferma essere stato diffuso da Epafra, suo discepolo. La seconda volta, quella presente, la speranza viene ancora associata “al Vangelo che avete ascoltato”: essa è in relazione con esso, sorge nell’anima alla luce di esso e per questo motivo i Colossesi sono chiamati a non lasciarsi allontanare dalla speranza. Paolo ha una particolare enfasi gioiosa nei riguardi dei Colossesi, proprio alla luce di come essi hanno accolto e vivono la speranza cristiana. Essa non è l’attesa di un esito mondano, non è l’illusione che in questo mondo qualcosa avvenga, ma è l’attesa certa, indubitabile, del regno di Dio, del premio divino ad un’esistenza vissuta alla luce della sua parola di verità. Speranza e certezza divengono quindi sinonimi, poiché correlate alla promessa contenuta nel vangelo.
Oggi anche noi dobbiamo riscoprire questa speranza, tanto più alla luce dell’esperienza di dove conducano tutte le false “speranze” di questo mondo. Vivificati in Cristo, siamo resi forti nella fede e viviamo anche noi nella speranza cristiana, comportandoci “in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio”.
Più difficile è la persuasione al contrario di tutto ciò che la speranza cristiana ci insegna, piuttosto che non l’ammissione della sua infallibile verità: siamo chiamati alla vita eterna, anche se attraverso il breve passaggio tra le sofferenze di questo mondo. Gesù non ci ha ingannato, ma ci attende compiacente dei nostri sacrifici sopportati per lui, donandoci poi il premio eterno che nemmeno possiamo immaginare. Amen
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