Sant’Agostino e la genealogia di Gesù – Sul perché di quei nomi distinti in Matteo e in Luca e su chi fosse davvero il padre di san Giuseppe:
Come sappiamo, osservando la genealogia di Gesù – ossia l’elenco degli antenati umani del Figlio di Dio incarnato – Matteo e Luca propongono due distinti ordini di genealogie, ponendone peraltro l’elencazione in due momenti a loro volta distinti dei loro vangeli: Matteo all’inizio, Luca subito dopo il battesimo. Ciò che colpisce in modo speciale l’occhio analitico di Agostino non è soltanto la plateale “fermata” degli antenati di Gesù che Matteo pone in Abramo, differentemente da Luca che invece sale fino ad Adamo. Piuttosto, Agostino è molto interessato alla “qualità genealogica”, cioè al vero rapporto che esiste fra ognuno degli antenati elencati, vedendo – come tutti vediamo – una netta differenza di nomi fra gli antenati di Gesù proposti da Matteo e quelli proposti da Luca. In modo specialissimo, poi, si evidenzia come, giunti “alle soglie” della nascita di Gesù, cioè al “nonno” del Signore, Matteo e Luca adoperino due nomi differenti per indicare il padre di Giuseppe (lo sposo di Maria). Il nome indicato da Matteo è quello di “Giacobbe” (che dunque sarebbe il nonno di Gesù dalla parte di Giuseppe), mentre il nome indicato da Luca è quello di “Eli” (a sua volta destinato a questo ruolo familiare con Gesù, ossia quello di “nonno”). Come giustamente Agostino evidenzia, in molti, già al suo tempo, si sono chiesti: come mai questa differenza? Molti giunsero erroneamente a pensare che gli Evangelisti fossero non attendibili nell’elencazione degli antenati da Gesù. Agostino, invece, si ferma con attenzione nella salvaguardia della rettitudine tanto della genealogia di Matteo che di quella di Luca. In tal senso, dice Agostino: “Com’è facile, Giuseppe poté avere due padri: uno, quello che lo generò; un altro, quello che lo adottò. Anche nel popolo di Dio infatti vigeva fin dai tempi antichi la costumanza di adottare figli, considerando come figli propri quelli che non si era generati”. Ma Agostino non si limita a fare delle supposizioni, quasi a voler salvaguardare ad ogni costo la sincerità degli Evangelisti: piuttosto ne evidenzia il distinto ordine di intenzioni. In Matteo, la finalità è evidenziare storicamente quali furono gli antenati di Colui che assume “realmente” una carne umana, ossia il Figlio dell’Uomo, e dunque l’aspetto reale della sua incarnazione. In Luca, la finalità è invece soteriologica, riguarda cioè l’aspetto salvifico di Gesù, di cui la necessità “ascendente” sino ad Adamo dell’elencazione dei suoi antenati. Ma tornando al discorso sulle due distinte “paternità” attribuite dagli Evangelisti a Giuseppe, padre putativo di Gesù (Giacobbe, secondo Matteo, ed Eli, secondo Luca), Agostino evidenzia come “Luca nel suo Vangelo non ha inserito, di Giuseppe, il padre da cui era stato generato ma quello da cui era stato adottato”, evidenziando come Matteo usi il verbo “generò”, riferendosi a Giacobbe verso Giuseppe, mentre Luca dice: “Giuseppe, figlio di Eli”. Tuttavia, per i puntigliosi della lettera, Agostino aggiunge che “in base a ciò, non avrebbe stravolto la verità Luca, anche se avesse detto di Giuseppe che l’aveva generato quel padre dal quale era stato invece solo adottato. Con tale atto in realtà egli lo generò, non nel senso che lo fece esistere come uomo ma in quanto lo rese suo figlio”.
Il padre storico di Giuseppe (sposo di Maria), secondo Agostino è dunque Giacobbe, come detto da Matteo. Tutta la genealogia matteana degli antenati di Gesù è, secondo Agostino, quella secondo la “generazione” carnale. Luca invece segue la via adozionistica, da Giuseppe in su, andando dunque secondo gli antenati di Eli, che adottò Giuseppe a figlio, in su. Specificando ulteriormente e sintetizzando quanto detto sin qui, Agostino dice ancora: “Nel suo ascendere poi Luca oltrepassa Abramo e giunge fino a Dio, con il quale siamo riconciliati attraverso la purificazione e l’espiazione operata da Cristo. Ben a ragione quindi egli nel riferirci l’origine di Cristo ne rileva le adozioni, poiché anche noi diventiamo figli di Dio per via di adozione, credendo cioè nel Figlio di Dio; quanto invece al Figlio stesso di Dio, è da dirsi piuttosto che divenne per noi Figlio dell’uomo attraverso la generazione carnale. In maniera sufficientemente chiara dunque l’evangelista ci indica che, se ha detto di Giuseppe che era figlio di Eli, non lo era perché da lui generato ma solo adottato. In effetti, anche parlando di Adamo lo dice figlio di Dio, mentre si sa che egli fu creato da Dio e, se fu collocato nel paradiso in qualità di figlio, ciò fu per un dono di grazia: quella grazia che in seguito perse a causa del peccato”.
Amen
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