“Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa” (perί pántos prágmatos) – Mt 18,19-20

“Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa” (perί pántos prágmatos) – Mt 18,19-20:

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“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo 18,19-20).

Queste parole di Gesù, ci pare, possono essere comprese meglio se si parte dalla conclusione e si invertono le parti della pericope, ossia: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. [Perciò] se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà”.

La concessione di “qualunque cosa” da parte del Padre, infatti,  viene qui strettamente subordinata al fatto che Gesù sia presente in mezzo a quanti, due o tre che siano, domandano quella cosa “nel suo nome”. Si capisce che, con questa premessa teologica, la natura stessa di ciò che si chiede viene purificata da se stessa, essendoci Gesù quale presenza vivente e mediatrice. L’idea, quindi, che “qualsiasi cosa” si possa chiedere ed essere ricevuta da Dio per il solo motivo di essere in due o tre a domandarla, viene immediatamente abolita. Il testo greco, quando dice “qualsiasi cosa”, usa la forma “περί παντός πράγματος” (traslitterato: perί pántos prágmatos), dando “immediatamente” una idea “pragmatica” di ciò che si domanda. Ora, il termine “pragma”, ha molti significati, sia a livello di pensiero (desideri, ecc.) che di azione (atti, ecc.). Si capisce, dunque, che non sia ammissibile che Gesù conceda un’immediata esecuzione di “qualsiasi cosa” gli si chieda, senza un filtro di natura santificante, che è la sua stessa mediazione (“io sono in mezzo a loro”). La compartecipazione di “due o tre” riuniti insieme nel domandare è certamente rafforzativa nell’efficacia della supplica, ma non esclusiva. Altrove, infatti, Gesù esorta a pregare nel segreto della propria stanza, chiudendosi la porta, avendo tuttavia la stessa attenzione del Padre.

Il fattore differenziale, piuttosto, ci pare qui dato dalla sottolineatura dell’invocazione del “nome di Gesù” ad avallo della preghiera: siano in due o tre, ma anche uno soltanto, quel “nome” è indice di ascolto del Padre, il quale accoglie la preghiera come veniente dallo stesso Figlio suo. Questo non significa, tuttavia, che “qualsiasi cosa” uno chieda possa salire al Padre in modo indifferenziatamente esaudibile, poiché il Figlio media i tempi, purifica le intenzioni, elimina il caos, ordina le richieste, santifica il cuore e via dicendo, e dunque l’esito di quella preghiera, promesso da Gesù, sarà certamente un esito non condizionato dall’umana volontà, spesso impellente e negligente nella selezione di ciò che si deve chiedere a Dio, ma avrà piuttosto una esecuzione “conforme” a quel “nome di Gesù” che la sostiene e la evoca al Padre.

Gesù promette, certo, ma al modo di Dio e della sua perfetta umanità, non secondo l’umano capriccio e l’umana fretta di avere “qualsiasi cosa”.

Amen

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