“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,7) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 20 settembre 2024

Jesus called his 12 | Bible Art

“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,7) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 20 settembre 2024

Per la meditazione di questa sera abbiamo aperto a caso il Vangelo di Giovanni e ci è venuto sotto gli occhi questo versetto. Tutto è costruito su un’ipotesi, fondata su due elementi: l’uno è il “rimanere in Gesù” (meinēte en emoi), l’altro è il far rimanere le sue parole in noi (mou rhēmata meinē en hymin). Posti insieme, questi due elementi, secondo Gesù, danno come esito l’ottenimento certo di ciò che si chiede a lui, poiché in questo sta la glorificazione del Padre: “Che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15,8). Queste parole, tuttavia, sono tra quelle che più facilmente possono essere fraintese dai lettori. Se Gesù dice “chiedete quello che volete e vi sarà dato”, alcuni si domandano perché molte cose che gli si chiedono non le si ottengono affatto. Una prova, questa, che alcuni adducono nell’accusare Gesù di insincerità e più in generale i Vangeli stessi di menzogna. Non ci si domanda, tuttavia, se si sono osservate le due clausole che Gesù primariamente pone all’ottenimento certo di ciò che si domanda: “Rimanere in lui”, e “far rimanere in noi le sue parole”. Possiamo chiederci se, ad una verifica onesta di ciò che domandiamo a Gesù, sussistano questi due elementi così come Gesù ce li indica. Non è infatti per nulla scontato che entrambi sussistano quando domandiamo qualcosa a Gesù, fosse anche qualcosa che ci sembra buono e santo. Il rimanere con Gesù significa partecipare anche delle sue amarezze e dei suoi dolori, l’essere con lui negli insuccessi e nelle umiliazioni. L’avere le sue parole in noi, significa non dimenticarle quando prendiamo vie molto distinte da ciò che esse ci domandano o talvolta ci comandano. E dunque: come possiamo pretendere che Gesù ci esaudisca, quando siamo noi i primi a non esaudire lui nella sua richiesta a noi? Vi è poi da considerare come la totale permanenza in Gesù, il perfetto rimanere in lui, implichi dall’esterno la possibilità che vedendo noi, con tutti i limiti del caso, si veda comunque Gesù vivente. Capita questo, con noi? Per secondo, l’avere in noi le sue parole, implica che la nostra conoscenza e il nostro intelletto manifestano il segno della divina sapienza come per riflesso: è forse così anche nella nostra esperienza? Se ciò davvero accadesse – e saremmo santificati se fosse così – allora realmente saremmo una cosa sola con Gesù: ma se siamo una cosa sola con Gesù, allora anche ciò che domandiamo è tale, ossia non domandiamo altro che ciò che lui vuole, nella consapevolezza del bene ultimo di tale fenomeno. E dunque non esistono domande “personalistiche” esterne alla volontà di Gesù. Ciò che Gesù ci promette che certamente si compirà, non è altro che la sua volontà su di noi, dal momento che – viste le premesse – siamo divenuti una cosa sola con lui. In tal senso non ci stupiscono i fallimenti, le attese, le mancanze di guarigione, le fatiche, i tormenti e talvolta la morte, quando siamo davvero uniti a Gesù. Nel suo disegno di amore tutte queste cose hanno un senso santo che fruttifica e si manifesta non secondo i tempi umani, ma nel suo Regno. Siamo così invitati a ripensare il nostro modo di chiedere qualcosa a Gesù: non secondo l’umano istinto, ma secondo il divino insegnamento. 

Amen                                              
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
Piazza del Monastero, 3 – Torino
Tel. 3405892741
www.lacasadimiriam.altervista.org

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h