“Si alzò a leggere” (Lc 4,16) – La Parola che legge la Parola

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“Si alzò a leggere” (Lc 4,16) – La Parola che legge la Parola

“ἀνέστη ἀναγνῶναι”

Se solo ci concentrassimo su ogni parola che ascoltiamo dal Vangelo – anche nella meditazione privata – rimarremmo stupefatti da alcuni dettagli che magari ci sono passati all’udito tante volte ma non ci hanno mai comunicato nulla. Uno di questi è quello del versetto 16 del capitolo 4 di Luca, quello nel quale si racconta della visita di Gesù nella sua città (una visita con un esito negativo). Ora, è detto che di sabato, come al suo solito, Gesù entra nella sinagoga e cosa fa? Si alza, gli viene dato un rotolo di Isaia e (pubblicamente) legge la parola di Dio. Fermiamoci un momento qui. Siamo infatti consapevoli di cosa ci stia dicendo Luca? Dio sta leggendo la parola di Dio! Dio, che nella sua parola si è comunicato a noi, ora è Egli stesso apertamente e con voce umana, a leggere la Scrittura. Forse ad alcuni questo dettaglio, tutto sommato, ancora non dice nulla di eclatante. Abbiamo infatti relativizzato anche l’evento prodigioso dell’incarnazione del Verbo divino e le sue gesta in mezzo a noi. E tuttavia almeno due dettagli pungono il cuore – nello stupore e nella contemplazione – almeno di quanti vivono ogni giorno con impegno l’Eucaristia. Il primo è nel fatto stesso – misteriosissimo – di Gesù, il Figlio di Dio, che legge la Parola che Egli è. Chi – come detto – è abituato ogni giorno alla Santa Messa, sa che dagli amboni si vedono lettori molto variegati e talvolta un po’ interdetti nella lettura della divina parola. Immaginiamo di essere noi in quella sinagoga di Nazareth e, alla luce dell’esperienza quotidiana nelle nostre Chiese, vediamo Gesù stesso che legge dall’ambone la Parola di Dio. A noi questo fatto affascina in modo immisurabile, tanto da dire: “Beati voi, nazaretani” (Sebbene la vostra condotta successiva non vi abbia fatto onore)”.

Vi è tuttavia un secondo dettaglio, a nostro avviso ancora più misterioso. Questo può comprenderlo meglio chi ha un po’ di conoscenza non tanto della Bibbia in se stessa, ma della faticosa e mai risolta questione delle traduzioni, tanto più dall’Antico Testamento (il passo che Gesù leggeva era, ovviamente, parte di esso). Ebbene, sappiamo che se prendiamo due Bibbie distinte, allo stesso passo non coincidono quasi mai in modo identico. A Gesù venne detto che fu dato un “rotolo” di Isaia. E dunque? Se come verosimile quel testo era in lingua aramaica, quale traduzione fu mai data a Gesù stesso? Alla Parola di Dio che legge la Parola di Dio? Gesù non viene detto in alcun modo che fece dei commenti tecnici su quella versione del testo di Isaia. Piuttosto ne cita il contenuto traendolo come un rimando a se stesso di natura profetica. E quindi? Quel testo era così testualmente perfetto – pur essendo certamente un manoscritto copiato (e forse tradotto in aramaico) da qualcuno? Un grande mistero! Come se oggi Gesù venisse in una delle nostre Chiese, andasse a leggere, ad esempio, la prima lettura, e non dicesse parola – dunque approvandolo pienamente – sul tipo di traduzione e di testualità ivi rinvenuto. Dio che legge la Parola di Dio e la accetta così come gli uomini, nella loro ricostruzione testuale, gliela presentano.

Pensare queste cose genera un intenso senso di mistero nel cuore. Gesù è davvero infinitamente sorprendente. In un’altra sinagoga, ad esempio, il medesimo testo poteva essere letto con delle varianti. Gesù va oltre. Non si appiglia alla forma testuale, ma al suo contenuto. E non disdegna, lui che è Dio, di leggere a noi la sua stessa parola. A noi – che oggi quella Parola con molta fatica e spesso fra umane diatribe esegetico-testuali cerchiamo di ricomporla secondo l’originale. Un grande mistero è questo.

Ancora una cosa, di questo versetto, si può evidenziare, alla luce di quanto detto. Quando si pensa a Gesù che va a Nazaret, si pensa subito alla sua cacciata da parte dei suoi concittadini. Tuttavia questo fondamentale momento previo, così altamente “teologico”, di Gesù che legge la Parola di Dio, non viene evidenziato. Gesù si è fatto come noi, carne umana, il nostro Salvatore. E come noi, è andato avanti alla gente, dal pulpito dove si legge, perché la Parola divina fosse meditata: questo indipendentemente dal fatto che Lui stesso fosse Dio e dal tipo di testualità che quel rotolo da cui leggeva proponesse, da un punto di vista letterario e linguistico. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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