“Si deve distinguere nettamente la vita futura da questa nostra che passa” – Sant’Agostino sulla risurrezione


The Death of Jesus: Then and Now | Franciscan Media

“Si deve distinguere nettamente la vita futura da questa nostra che passa” – Sant’Agostino sulla risurrezione – Un’omelia splendida, che è d’insegnamento anche a molti omileti di oggi***

“Non dobbiamo lasciarci prendere dall’amore delle cose temporali e visibili, quasi sperassimo di godere, quando risorgeremo, di piaceri e diletti sensibili simili a quelli che invece ora giova disprezzare proprio per vivere meglio e essere migliori. […] Si deve distinguere nettamente la vita futura da questa nostra che passa, se si vuole avere una sicurezza interiore. Dunque il problema si pone così: se non v’è risurrezione dei morti, non v’è per noi speranza di vita futura, ma se vi sarà risurrezione dei morti, vi sarà veramente la vita futura. Quale sarà la vita futura, è il secondo punto da trattare. Due quindi i problemi: il primo, se vi sarà risurrezione dei morti, il secondo quale sarà la vita dei santi nella risurrezione. […] Mi preoccupano quei nostri fratelli che sono troppo carnali e quasi pagani. […] I pagani che irridono la risurrezione, non cessano di ripetere ogni giorno alle orecchie dei cristiani: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo (1Cor 15,32). […] L’Apostolo dice: Temo che come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro purezza nei confronti di Cristo (2 Cor 11, 3). Tale traviamento viene prodotto dalle parole che ho citato: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo 7. Chi ama e ricerca queste cose, e pensa che questa nostra sia la sola vita, chi non ha alcuna speranza al di là di essa, e non prega Dio o lo prega solo per queste cose terrene, chi avverte come gravosa ogni esortazione all’impegno, lo invito a prestare ascolto a questo che io dico con grande amarezza. Costoro vogliono mangiare e bere perché domani moriranno. Ma vorrei considerassero davvero che domani moriranno: non so chi potrebbe essere così insensato e perverso, così nemico della sua stessa anima da non pensare che domani con la sua morte saranno finite tutte le cose di cui si dà pensiero. […] Gli uomini, quando si avvicinano alla morte, si danno pensiero di fare testamento per quelli che lasciano qui; ma dovrebbero a maggior ragione darsi pensiero della loro anima. L’uomo pensa solo a coloro che abbandona, e non a se stesso che lascia tutte le cose terrene. Ma ecco, i tuoi figli avranno i beni che tu lasci, tu invece resterai senza nulla, e ti logori dandoti pensiero solo del cammino terreno che essi devono continuare dopo di te, non della meta a cui devono giungere. Almeno dunque si pensasse davvero alla morte! Vi si pensa invece quando si vede qualcuno condotto alla sepoltura, e si fanno esclamazioni di questo genere: Poveretto, era così valido, ieri andava in giro; ovvero: Lo vidi una settimana fa e mi disse così e così: l’uomo è proprio un nulla. Ma queste sono parole che si dicono mentre il morto viene compianto, quando si prepara e si segue il suo funerale e lo si seppellisce; una volta sepolto il morto, sono sepolti anche tali pensieri. Ritornano le preoccupazioni che ci sono funeste, e l’erede dimentica colui che ha appena accompagnato alla sepoltura per darsi pensiero della successione, lui che a sua volta morirà. Ecco si ritorna agli inganni, alle ruberie, agli spergiuri […] dall’aver sepolto un morto si ricava una ragione per seppellire il proprio cuore e si dice: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo. […] e aggiungono che nessuno mai uscì dalla tomba, nessuno – né l’avo né il trisavolo o il padre – dopo la sepoltura fece mai ascoltare la sua voce. A costoro dovete rispondere voi cristiani, se siete cristiani […] Avete certo la risposta da dare; ma voi fluttuate tra le brame di piacere e preferite esserne inghiottiti e venir sepolti vivi. Trascinati dalla voce tentatrice, voi avvertite la brama di bere che vi invade l’animo sino a travolgervi con violenza: questo vostro indulgere a chi vi tenta, vi trattiene dal rispondere a chi vuol corrompervi,

[…] O cristiano, sulla tua nave dorme Cristo, ridestalo, e lui comanderà alle tempeste di placarsi (Cf. Mt 8, 24-26). Il fluttuare dei discepoli sulla nave quando Cristo dormiva, preannuncia il fluttuare dei cristiani quando in loro dorme la fede nel Cristo. Scrive infatti l’Apostolo: Il Cristo abita per la fede nei vostri cuori (Ef 3, 17). […] Tu dunque fluttui pericolosamente perché il Cristo dorme, cioè non riesci a vincere la brama che ha destato in te la voce tentatrice perché dorme in te la fede. Essa si è come assopita, ti sei dimenticato di essa. Ridestare il Cristo significa ridestare la fede, riportare alla tua memoria quello cui hai dato la tua adesione di fede. Ricorda dunque la tua fede, ridesta il Cristo: la tua stessa fede comanderà ai flutti da cui sei sbattuto e ai venti che soffiano su di te coloro che ti vogliono indurre al male: costoro subito si allontaneranno e subito tornerà la calma; e se ancora i persuasori di male continueranno a parlare, ormai non potranno né far inclinare la nave né sollevare i flutti né sommergere il veicolo che ti trasporta.

[…]Pensa dunque che cosa fare per ridestare il Cristo. Considera che cosa andava dicendo il persuasore che cerca di corrompere con parole di male chi vive bene: egli aveva detto che nessuno è uscito dalla tomba, che nessuno mai udì la voce né del padre né del nonno, che nessuno mai tornò a riferire che cosa si faccia di là.

[…]Digli che suo padre, se risorgesse e parlasse, dovrebbe poi ancora morire, mentre il Cristo risorto ha tale potere sulla morte che non muore più: la morte non avrà più potere su di lui (Cf. Rm 6, 9)

[…] Egli si mostrò ai discepoli e ai fedeli […] E così la fede fu confermata anche agli occhi oltre che ai cuori. Dopo essersi mostrato in questo modo, egli salì al cielo e mandò lo Spirito Santo ai suoi discepoli, e quindi fu predicato il Vangelo. Il mondo intero può attestare – così continuerai il tuo discorso – la verità di questo che diciamo: molte promesse si avverarono, molte attese ebbero compimento, e tutto il mondo vive ormai nella fede cristiana. Neppure coloro che ancora non credono nel Cristo, osano negare la sua risurrezione: la testimonianza di essa fu data in cielo e sulla terra, fu data dagli angeli e dagli inferi. E poiché tutto la proclama, gli chiederai come ancora si ostini a dire: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo.

[…] Colui che sa che cosa nascerà dal frumento gettato come seme, prova gioia anche nell’aratura; colui invece che diffida o piuttosto non ragiona, o, meglio, è ignaro, può forse in un primo momento essere afflitto, ma se ne va consolato se presta fede a chi sa, e attende anch’egli la messe futura.

[…] Il Signore stesso dice: Se il chicco di grano rimarrà così com’è e non morirà, resterà solo 17. Allude alla sua morte perché verrà la risurrezione di molti, di quelli che crederanno in lui. Fu data la prova di un unico chicco, ma è una prova alla quale non possono non credere tutti quelli che vogliono essere grano. Eppure si deve riconoscere che tutte le creature ci parlano della risurrezione, se non siamo sordi, e da molte manifestazioni analoghe cui assistiamo ogni giorno, possiamo anche congetturare che cosa il Signore riservi al genere umano alla fine dei tempi. Mentre la risurrezione dei cristiani avverrà una volta sola, ogni giorno si addormentano e si risvegliano gli esseri animati: il sonno è simile alla morte, il risveglio alla risurrezione.

[…] Colui che fu in grado di far esistere quello che non esisteva, non avrà forse il potere di rinnovare quello che esisteva?

[…] è rovinosa astuzia del serpente questo tentativo di allontanarvi da Cristo facendone le lodi […] Ne magnificano la maestà in modo da renderla cosa unica, perché non possiate sperare qualcosa di simile a quello che si manifestò nella sua risurrezione. Essi si mostrano così quasi più riverenti verso il Cristo, rinfacciandovi di osare mettervi a pari di lui pensando di poter risorgere anche voi perché egli è già risorto. Non dovete lasciarvi turbare da questo modo perverso di lodare il vostro Imperatore;

[…]A costoro dunque dovete rispondere, ridestando la vostra fede: quando dorme il Cristo, la burrasca e i flutti tempestosi mettono in difficoltà la nave. Ma quando avrete ridestata la fede riportando alla memoria quello a cui crediamo, la vostra risposta sarà pronta.

[…] Ridestate dunque la vostra fede, rispondete a chi vi dice che la risurrezione fu possibile solo a Cristo, ma non sarà possibile a noi, rispondete riconoscendo che egli poté risorgere in quanto appunto è Dio, e in quanto Dio egli aveva il potere di risorgere; ma proprio in quanto come Dio egli è onnipotente, noi dobbiamo sperare che egli avrà il potere di compiere anche in noi quello di cui, proprio per amor nostro, diede prova nella sua persona.

[…] Restituendo a Dio quello che i peccati gli avevano sottratto, riscattando con il suo sangue quello che era posseduto dal diavolo, egli morì per noi e per noi risorse.

[…] Tutto quello che è stato detto, o fratelli, vi ha messo in grado di contrastare quelli che negano la risurrezione dei morti. Se ricordate, abbiamo detto quello che Dio si è degnato di suggerire come essenziale e quello che è testimoniato dalla natura e da esempi quotidiani: ci siamo richiamati da un lato alla onnipotenza di Dio, per il quale nulla è difficile – se poté creare quello che non esisteva, a maggior ragione egli può rinnovare quello che esisteva -, dall’altro al nostro stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo, che sappiamo essere risorto: e non avrebbe potuto risorgere se non nella condizione di servo perché solo in questa condizione poté avvenire la morte dalla quale doveva risorgere. Quindi noi che siamo servi, dobbiamo sperare che si compia per noi nella nostra condizione di servi quello che egli si degnò di mostrare in anticipo nella sua condizione di servo. Devono dunque tacere quelle lingue che dicono: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo

[…]Costoro invitano a mangiare e bere perché non hanno speranza nella risurrezione, noi invece che crediamo e proclamiamo la risurrezione annunciata dai profeti, rivelata da Cristo e dagli Apostoli, e che abbiamo speranza di vivere dopo questa morte, dobbiamo perseverare, non gravare il nostro animo con dissipazioni e ubriachezze, ma essere vigilanti con le cinture ai fianchi e le lampade accese, nell’attesa del ritorno del nostro Signore”.

 

(Sant’Agostino, Discorso 361, Sulla risurrezione dei morti)

 

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