Sul 1° dei 10 comandamenti (secondo i testi di Esodo e Deuteronomio): “Io sono il Signore, tuo Dio”
Talvolta capita di sentir dire che il 1° dei 10 comandamenti sia: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Questa affermazione, tuttavia, non è propriamente esatta. Come sappiamo, infatti, a livello testuale i dieci comandamenti ci vengono presentati, nell’Antico Testamento, in due distinti luoghi redazionali, ossia in Esodo 20,1-21 e in Deuteronomio 5,1-22, un po’ come accade nel Nuovo Testamento per il testo delle Beatitudini (presente, con piccole distinzioni testuali, in Matteo e in Luca) e per lo stesso “Padre nostro”. Ora, nel testo dell’Esodo, più antico di quello deuteronomico, il 1° comandamento viene presentato testualmente così: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20,2). Come si vede chiaramente, l’enfasi di questo comandamento non è posta tanto sull’obbligo di non avere altri dèi oltre a Dio – cosa, questa, che è piuttosto una conseguenza teologica del vero e primo comandamento: “Io sono il Signore, tuo Dio” (ebraico: ’ānōḵî Yahweh ’ĕlōheḵā)
Nella versione deuteronomica dei dieci comandamenti, allo stesso modo del testo dell’Esodo, la seconda parte del primo comandamento – cioè quella del “non avere altri dèi”, viene contestualizzata in modo “secondo” (anche qui possiamo dire consequenziale al primo), ossia, di nuovo: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione servile” (Dt 5,6) (ebraico: ’ānōḵî Yahweh ’ĕlōheḵā).
In pratica, nelle due redazioni dei dieci comandamenti, è presentato in maniera identica il fondamento di ogni altro comandamento di Dio agli uomini, ossia che “Io sono il Signore tuo Dio”; da questa comprensione, dipende l’impossibilità di avere altri dèi all’infuori di lui, che deriva come immediata conseguenza, ma non è essa stessa – come invece talvolta erroneamente si insegna – il 1° comandamento. Amen
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