Sul silenzio evangelico circa la moglie di Pietro

The God Who Speaks

Sul silenzio evangelico circa la moglie di Pietro

– L’incipit remoto di una chiamata al celibato
Nei Vangeli non viene mai nominata, per nome, la moglie di Pietro. Se da un lato è chiaro che Pietro, al momento della sua conoscenza di Gesù, fosse un uomo sposato (dal momento che poco tempo dopo la conoscenza di Gesù, viene detto che questi gli guarì la suocera), al contempo nessuno degli Evangelisti decide di menzionare mai, né con il nome proprio e nemmeno con il nome comune (nel senso di “la moglie di Pietro”) questa donna. E tuttavia ciò non ha niente a che fare con l’emarginazione femminile al tempo in cui visse Gesù. Altre donne, infatti, sono menzionate per nome, come Giovanna di Cusa, la Maddalena, Susanna, ecc. Sembra che l’assenza di qualsiasi riferimento esplicito alla moglie di Pietro abbia un senso teologico e non sociale: evidenziare,cioè, come divenuto Apostolo di Gesù Cristo, Pietro debba seguire una via più importante ancora di quella del matrimonio terreno, e dunque sottomettere questo a quella. E quella via sappiamo che è Gesù stesso. Non che Pietro (come anche quelli che, fra gli Apostoli, erano già sposati al tempo della chiamata di Gesù) non dovesse più avere alcun riguardo per sua moglie. L’attenzione per la salute della suocera testimonia come mai del tutto Pietro si slegò dal suo matrimonio: anzi, verosimilmente, a modo loro anche alcune donne spose di alcuni apostoli hanno partecipato, a modo loro, alla sequela di Gesù. Tuttavia il matrimonio umanamente inteso, cede qui, come preambolare esempio anche per i sacerdoti futuri, il posto primaziale al matrimonio con Gesù Cristo, alla chiamata al servizio ministeriale di Dio. Come è intuibile anche leggendo Mt 19,27-29 – dove Pietro chiede a Gesù: “Maestro, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito…” e Gesù risponde: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, ecc… riceverà cento volte tanto…” – si può intuire l’esigenza di celibato che Gesù inizialmente pone al ministero della sua sequela, per primi ai suoi Apostoli, quindi ai discepoli della sua terra e da qui, lentamente, mediante la predicazione di Paolo, ai greci e ai pagani, fino all’istituzione latina del celibato ecclesiastico formalizzata molto tempo dopo a livello dogmatico. Il ministro sacro deve essere libero da affetti – anche buoni – impedenti in qualsiasi latitudine la perfetta libertà e il servizio apostolico. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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