Sulla meraviglia dell’umiltà e dell’intelletto francescano

Sulla meraviglia dell’umiltà e dell’intelletto francescano
 
Non esiste – parere nostro – un ordine religioso, una realtà ecclesiastica e neppure una corrente di pensiero teologica più bella (ovviamente secondo la sua natura originaria), più eloquente e più auspicabile in senso imitativo di quella francescana. E questo non solo per la straordinaria figura del fondatore. Facile dire “san Francesco qui, san Francesco lì, ecc.”. Molto più complesso è considerare davvero che cosa sia – a livello evangelico – l’ordine fondato da san Francesco, l’idea divenuta realtà del suo modus vivendi e quanto dopo di lui hanno fatto alcuni suoi successori. Sembra che in san Francesco e nel francescanesimo Dio si sia manifestato in una maniera del tutto singolare, senza nulla togliere alle altre molteplici realtà di ordini religiosi, movimenti, ecc. che sono venuti a sorgere nella storia.
Quanta meraviglia, da Francesco in avanti! Ecco subito santa Chiara, sua contemporanea, così come pure sant’Antonio, che ha “introdotto”, per così dire, il pensiero teologico nella purezza povera (anche a livello speculativo) della primitiva espressione francescana. E poi, pochi anni dopo Francesco, ecco arrivare a Ministro Generale dell’Ordine colui del quale un grande convertito, suo maestro, ossia Alessandro di Hales, disse di non aver mai trovato tanta purezza intellettuale e corporale, ossia il nostro amatissimo san Bonaventura. Egli fu incaricato di scrivere la biografia ufficiale di san Francesco, la famosa Legenda Maior (cui fa eco la Legenda Minor), che rimane il più prezioso documento di conoscenza sulla vita, sul pensiero e sull’attività di san Francesco. Si dice che quando Bonaventura prese in mano le redini dell’Ordine dei Frati Minori, ossia nel 1257, cioè solo una trentina d’anni dopo la morte del santo fondatore, i frati fossero già trentamila nel mondo, al punto che, nel mantenerne fermo lo spirito originario e al contempo nel riuscire a gestire tutti gli inevitabili mutamenti intrinseci, Bonaventura venne definito come “il secondo fondatore” dei Francescani. Ma quanti geni, quanti spiriti santi ancora dopo san Bonaventura! Pensiamo ad un frate che forse, rispetto al pensiero del “Dottore Serafico” in molte cose si spostava intellettualmente, il beato Duns Scoto, campione dell’Immacolata, ma anche arguto filosofo (da cui il nome di “Dottor Sottile”. Pensiamo a quanti santi umili frati, dal 13° secolo in avanti, sono sorti a gloria del Signore nel mondo, come ad esempio al servo di Dio Matteo d’Agnone, esorcista e grande letterato, sino ai due “recenti” giganti che tutti conosciamo, come san Leopoldo e san Pio.
Quanto è bello pensare a san Francesco d’Assisi, non solo per la sua storia personale, ma per l’enormità incancellabile della testimonianza operata dai suoi immensi successori. E se qualcosa di storto, inevitabilmente, è andato anche all’interno dell’Ordine dei Frati Minori (come sappiamo ci sono state incomprensioni e divisioni interne), ciò testimonia quanto si tratti di una realtà vivente, incardinata nella storia degli uomini, non di un’astratta ideologia nata e scomparsa – come tante nella storia – subito o quasi subito dopo la morte del fondatore.
Ci aiuti san Francesco, quindi, in questo tempo di immensa difficoltà a riscoprire la bellezza ma anche insieme la complessità della fede cristiana, sia dal punto di vista di “sorella carità”, sia da quello di “sorella ragione”, che tanto utile è nell’espressione veritiera e limpida della sapienza evangelica.
Amen
 
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