Supplica di liberazione al Signore del perdono – di Francesco G. Silletta

“Supplica di liberazione al Signore del perdono” – (Dal libro “Liberaci dal male 2°Vol.” – di Francesco G. Silletta – Edizioni La Casa di Miriam – Distribuzione Proliber)

Nella tua misericordia, Signore, a te rivolgo la domanda del profeta: “Perché sono divenuto una preda?” (cfr. Ger 2,4b). Gente straniera divora la mia forza (cfr. Os 7,9) ed io mi trovo atterrito, come abitato da presenze occulte che scherniscono ed irridono la mia coscienza. Tu lo dici, Signore: “Dall’aspetto si conosce l’uomo, dal volto si conosce l’uomo di senno” (Sir 19,26), eppure io non riconosco quell’uomo che io sono, né intravedo me stesso, secondo la mia natura, in ciò che di me testimoniano i miei atti. Illuminami, Signore, laddove percepisco il buio di coscienza. Dimmi “per quale via si va dove abita la luce ed in che modo si conducano le tenebre al loro dominio” (cfr. Gb 38,19-20). Il male infatti mi confonde, penetra in me interiormente, in un modo misterioso ed efficace. Io ti prego, ora che “smarrito è il mio cuore e la costernazione mi invade”: “Metti una sentinella che annunzi quanto vede” (Is 20,4.6).
Tu sei luce, Signore, e luminosa è la tua via. L’insediamento del buio, in me, implica un mio smarrimento rispetto alla tua via. Se mia è la colpa, se sono inciampato nelle mie iniquità (cfr. Os 14,2), fa’ che io sappia reintegrarmi al tuo volere ed ivi sottomettermi docilmente. E dimentica, Signore, “dall’orgoglio salva il tuo servo, perché su di me non abbia potere” (Sal 18,14). Se qualcun altro, tuttavia, infonde pena e desolazione nel mio spirito, se qualcuno in me davvero “trova pretesti e mi stima suo nemico, pone in ceppi i miei piedi e spia tutti i miei passi” (Gb 33-10-11), non lasciare che il tuo servo sia vinto dalla sua rabbia, ma infondi in me la forza per la vittoria, la liberazione dal male che quello in me produce.
Signore, io ti invoco nella mia desolazione, perché “a nessuno è possibile svelare le tue opere né indagare sulle tue grandezze” (Sir 18,3). Mi riconosco un nulla dinanzi alla tua potenza, e pure un nulla rispetto a me stesso, debole nella volontà, incostante nell’amore, recidivo nella colpa. Per questo invoco il tuo Spirito d’Amore, la tua gloriosa amicizia, il tuo divino sostegno. Affinché il mio nemico sia umiliato e tu non rompa l’alleanza con il tuo servo (cfr. Sal 88,40).
Ciò che di me stesso io non comprendo, tu lo conosci. Certe vie oscure della mia esistenza, tu le hai previste nell’atto stesso in cui mi hai creato. Da me stesso non posso nulla, Signore del perdono, poiché se autonomamente cerco di rasserenarmi, superando il mio dolore, il mio cuore viene meno (cfr. Ger 8,18). Tua è la signoria sulla mia vita, l’inizio come la fine. Io posso solo offrirti le mie cadute, donarti la mia debolezza, affidarti il mio limite: ossia darti tutto il niente che mi è proprio e confidare nella tua bontà.
Io ti imploro perché, pur non comprendendo la cinetica del male, che spesso ingarbuglia i miei giorni entro lacci di paura e di peccato, intervenga la forza della tua sapienza a districare ogni mio nodo, e per quanto il mio nemico “sia feroce e terribile” (Ab 1,7), trovando me così debole nel contrastarlo, intervenga la tua potenza a sua imperitura condanna ed a mia sicura vittoria, poiché di mio non posso nulla, Signore, contro di lui, e “non c’è rimedio per la mia ferita ed incurabile è la mia piaga” (Na 3,19).
Prendi tu le redini della mia volontà: fammi schiavo nella tua divina libertà. Spegni il fuoco delle mie ribellioni, gli istinti fugaci che mi conducono al di fuori delle tue disposizioni e metti a tacere, in me, tutto ciò che insidia la santità della mia vita e la sacralità della mia amicizia con te. A te, Signore Gesù, “ogni potere è stato dato in cielo ed in terra” (Mt 28,18).
Io ho fiducia che tu possa esercitare anche ogni potere su di me, sui mali che assillano il mio spirito, sulle più profonde accuse con cui Satana terrorizza la mia coscienza e condiziona il mio agire. “Dal mattino alla sera il tempo cambia” (Sir 18,26), ma tu sei sempre lo stesso, amato mio Signore. Se mi vedi annacquare tra le mie debolezze, io ti prego: vieni a salvarmi. Salva me, in questo momento, dall’ira del nemico. Poiché nel Santo Battesimo io sono morto e risorto con te, sono divenuto parte viva di te.
Non abbandonarmi, Signore Gesù, neppure quando sono io stoltamente a farlo. Poiché te lo dico: tante volte “l’empio raggira il giusto” (Ab 1,4b) ed io non agisco secondo la natura vera della mia volontà.
Perdona me, Signore, me stolto divoratore della tua pazienza. Perdona ogni miseria del mio cuore e risanami. Per il tuo amore”.

(Francesco G. Silletta – Supplica di liberazione al Signore del Perdono – “Liberaci dal male” – Edizioni La Casa di Miriam)
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